Associazione dei Ginecologi Italiani:
ospedalieri, del territorio e liberi professionisti

slider_medici.jpg
topbanner2b.jpg
topbanner3d.jpg

Q&A Vaccinazione anti-HPV: Counselling alla donna adulta

Cosa è il Papillomavirus (HPV) e quali sono le patologie che provoca

Questa sezione è composta da 21 domande sul virus HPV, come si trasmette e le patologie ad esso correlate. Non si deve dare per scontato che tutte le donne siano informate correttamente su questo argomento.
Molte donne sono convinte che la presenza del virus sia “colpa” del tradimento del partner o che l’infezione si possa evitare utilizzando il preservativo. L’assenza di sintomi può essere erroneamente interpretata come assenza di infezione o di malattia, che non necessita pertanto di accertamenti. Alcune donne potrebbero allarmarsi sentendo parlare di un virus a trasmissione sessuale che provoca il cancro.
È bene quindi, insieme all’informazione, fornire adeguate rassicurazioni in merito al fatto che possediamo tutti i mezzi necessari per prevenire i cancri correlati all’HPV e che la diffusione del virus HPV è molto comune, mentre il cancro HPV- correlato è un’evenienza rara.

  1. Cosa è il Papillomavirus (HPV)? »

    L’HPV (Papillomavirus umano) è un virus molto diffuso, che la maggior parte delle persone sessualmente attive (70-80%) contrae almeno una volta nella vita. È responsabile del cancro del collo dell’utero (o carcinoma della cervice uterina), primo tumore riconosciuto dall’OMS come totalmente riconducibile ad una infezione.

  2. Come si trasmette l’HPV? »

    L’HPV si trasmette per via sessuale, anche se non necessariamente in seguito ad un rapporto sessuale completo e può rimanere latente anche per lungo tempo. Il virus può essere trasmesso anche anni dopo che un soggetto abbia contratto l’infezione, pertanto può non essere in relazione alla persona con la quale si sono avuti rapporti sessuali recenti.

  3. Come si contrae l’infezione da HPV? »

    L’infezione da HPV è molto diversa rispetto alle altre infezioni virali. Le cellule infettate dall’HPV non vengono uccise dal virus, che può rimanere all’interno delle stesse per lungo tempo, senza provocare una risposta immunitaria da parte dell’ospite e senza dare sintomi. La persistenza del virus è condizione necessaria di evoluzione neoplastica. Questa evenienza tuttavia non è frequente, in quanto l’ospite riesce nella maggior parte dei casi a liberarsene (clearance virale).

  4. Quali sintomi provoca l’infezione da HPV? »

    L’infezione da HPV decorre generalmente in modo asintomatico. Soltanto in caso di lesioni più avanzate e di maggiore gravità in alcuni casi si possono avere sanguinamenti, specie dopo i rapporti.

  5. L’infezione da HPV causa sempre malattie gravi? »

    No. Dipende dal tipo di HPV e dalla persistenza dell’infezione.

  6. Quanti tipi di HPV esistono? »

    Sono stati identificati più di 200 tipi di HPV, di cui circa 40 possono provocare infezione nell’essere umano.

  7. I virus HPV provocano tutti il cancro? »

    No. Alcuni (ne sono stati identificati 15) sono definiti “ad alto rischio” e sono potenzialmente oncogeni, mentre quelli “a basso rischio” (ad oggi identificati una dozzina) sono responsabili di lesioni benigne e/o autolimitanti (condilomi genitali e lesioni di basso grado CIN 1), da non considerare come lesioni precancerose (“di alto grado”).

  8. Il riscontro di CIN2 al Pap Test significa che ho un cancro? »

    No. È una displasia (lesione precancerosa) di grado moderato che ha un rischio di progressione a CIN3 del 22% ma anche di regressione spontanea pari al 43%. Tuttavia è raccomandato sottoporsi a colposcopia con eventuale biopsia di conferma e conseguente escissione chirurgica.

  9. Quante sono le donne italiane affette da una lesione HPV-correlata? »

    Circa 47.000 donne all’anno ricevono una diagnosi di lesione “di basso grado”, mentre circa 14.700 sono quelle che ricevono una diagnosi di lesione precancerosa, ovvero di alto grado.

  10. Quante sono le donne italiane che sviluppano un carcinoma della cervice uterina (collo dell’utero)? »

    I dati ISTAT indicano un’incidenza di circa 2.400 nuovi casi all’anno (1.3% dei tumori femminili), con una mortalità annua di circa 500 casi. E’ la neoplasia più frequente nella fascia giovanile (4% dei casi, 5° tumore più frequente nelle donne sotto i 50 anni di età. Il fattore eziologico di questa neoplasia è rappresentato dall’infezione persistente da Papilloma virus (HPV) ad alto rischio.

  11. Quali organi colpisce l’infezione da HPV? »

    L’HPV può infettare cute e mucose anogenitali, oltre a orofaringe e laringe.

  12. Cosa sono i condilomi? »

    Sono lesioni benigne antiestetiche e fastidiose, tendenti alla recidiva note anche come verruche genitali. Si manifestano a livello di vagina, vulva, cervice e a volte nella zona perianale e nei maschi sul pene e nell’area ano-genitale.

  13. I condilomi possono evolvere in cancro? »

    No. Sono provocati da tipi di HPV a basso rischio (6 e 11 nel 90% dei casi).

  14. Come evolve l’infezione da HPV? »

    Nella maggior parte dei casi (più del 90%), l’infezione si risolve spontaneamente, soprattutto nelle donne più giovani e senza fattori di rischio, ma in una minoranza di casi e con tipi di HPV ad alto rischio in caso di persistenza può provocare lesioni precancerose nell’arco di 5 anni, mentre il carcinoma cervicale invasivo può insorgere anche dopo 10-20 anni dall’infezione.

  15. Ci sono fattori che aumentano il rischio di persistenza del virus? »

    Si. Ne sono stati identificati alcuni:

    1. Inizio precoce dell’attività sessuale (prima dei 14 anni).
    2. Avere molti partner sessuali
    3. Fumare tabacco
    4. Utilizzare contraccettivi ormonali per molto tempo
    5. Avere avuto gravidanze (il rischio è proporzionale al numero di gravidanze)
    6. Essere affetti da altre infezioni sessualmente trasmesse, soprattutto HIV.
  16. Perché il fumo favorisce l’infezione? »

    Perché abbassa le difese immunitarie a livello locale. Un motivo in più per abbandonare questa cattiva abitudine.

  17. Il preservativo protegge dall’infezione? »

    Il preservativo riduce il rischio, ma non protegge completamente dall’infezione. Ricordiamo comunque che è fondamentale nella prevenzione di tutte le altre infezioni sessualmente trasmissibili (IST), che favoriscono l’infezione da HPV.

  18. Se ho l’HPV e rimango incinta corro dei rischi? »

    Le donne con diagnosi di HPV possono rimanere incinte e le possibilità che la gravidanza o il normale sviluppo del bambino siano influenzati dall’infezione non trovano seri riscontri scientifici. Anche il parto per via vaginale non è rischioso. Tuttavia esiste un rischio minimo per cui donne con storia di condilomatosi anogenitale potrebbero trasmettere l’infezione al figlio al momento del parto, con possibile sviluppo di papillomatosi respiratoria ricorrente nei primi anni di vita.

  19. Dopo la menopausa si può ancora contrarre l’infezione da HPV? »

    L’infezione da HPV si riduce notevolmente dopo la menopausa, sia perché le occasioni di contagio sono meno frequenti, sia perché la conformazione del collo dell’utero cambia rendendolo meno esposto alle infezioni.
    Le modificazioni dell’ambiente cervico-vaginale indotte dalle variazioni dello stato ormonale possono tuttavia provocare una riattivazione dell’infezione latente; in effetti è stato riscontrato un picco di positività all’HPV nella sesta decade di vita.

  20. Dopo essere guarita spontaneamente dall’infezione sono immune? »

    Purtroppo no. Ci si può reinfettare. L’immunità conferita dai vaccini è invece molto più elevata e duratura di quella naturale.

  21. Si può curare l’infezione da HPV? »

    No. Purtroppo attualmente sembrerebbero non esserci cure definitive. Il trattamento e l’eliminazione delle lesioni rappresentano la forma più efficace per evitare il rischio di progressione della patologia e la possibile evoluzione neoplastica. La vaccinazione è il modo più sicuro di lotta al papilloma virus (l’unica forma di prevenzione primaria efficace).

Lo screening delle patologie HPV-correlate

  1. Come si fa la diagnosi di infezione da HPV?

    Gli screening attualmente disponibili consentono una valida diagnosi precoce di infezione da HPV nelle donne che hanno iniziato l’attività sessuale: da 25 a 30 anni di età è raccomandato il Pap Test, mentre in età successiva e fino a 64 anni è raccomandato l’HPV Test ogni 5 anni (in caso di esito negativo).

  2. La colposcopia si deve fare regolarmente per la prevenzione?

    No, la colposcopia è indicata solo se il Pap Test indica anomalie.

  3. Perché lo screening con HPV test è raccomandato dopo i 30 anni?

    Lo screening con HPV test è raccomandato dopo i 30 anni perché nelle donne più giovani le infezioni da HPV sono molto frequenti, ma nella gran parte dei casi regrediscono spontaneamente. Lo screening con HPV test nelle donne sotto i 30 anni porterebbe a riscontrare, e quindi a trattare, delle lesioni che sarebbero regredite spontaneamente.

I vaccini anti-HPV

  1. Da quanti anni è disponibile il vaccino anti-HPV?

    Il primo vaccino è stato introdotto nel 2006. I dati disponibili su efficacia e sicurezza sono pertanto numerosi, su ampia casistica e su tanti anni di osservazione.

  2. Perché si fa il vaccino a 11 anni? Non è troppo presto?

    No. Sappiamo che il vaccino esplica la sua massima efficacia se somministrato prima del debutto sessuale, ovvero prima del contatto con il virus. Inoltre in questa fascia di età il sistema immunitario risponde in modo ottimale.

  3. Fino a che età si può fare il vaccino?

    Il vaccino è indicato dai 9 anni in su. L’evidenza ad oggi disponibile dimostra che anche le donne adulte dopo i 25 anni, i maschi fino a 26 anni e le donne già trattate per lesioni HPV-correlate possono trarre beneficio dal vaccino anti-HPV.

  4. Quali vaccini sono disponibili contro l’HPV?

    Attualmente in Italia i Centri Vaccinali dispongono di un vaccino diretto contro 9 ceppi di Papilloma Virus che protegge sia dai tipi a basso rischio oncogeno, come il 6 e l’11, sia da quelli ad alto rischio oncogeno, come 16, 18, 31, 33, 45, 52, 58.

  5. Come agisce il vaccino anti-HPV?

    Il vaccino utilizzato dalle strutture vaccinali italiane è preparato da particelle simili al virus (Virus-Like Particles, VLPs): in sostanza una proteina simile a quella della “testa” del virus HPV induce una risposta del sistema di difesa immunitario che blocca questa particella impedendo di fatto al virus di agganciarsi alle cellule e quindi di agire su di esse. La proteina utilizzata viene prodotta in laboratorio e quindi, pur essendo simile a quella del virus, non fa parte del virus e non ha alcuna capacità infettiva o tossica.

    Nel vaccino è contenuta anche una sostanza cosiddetta ‘adiuvante’: serve a produrre nel sito di inoculazione una piccola reazione infiammatoria locale (da cui l’arrossamento e un poco di dolore), allo scopo di richiamare le cellule immunitarie e quindi di diffondere il vaccino: una piccola quantità di vaccino per un grande effetto!

  6. Le donne già infettate possono fare il vaccino?

    Si, ma il vaccino serve a prevenire ulteriori infezioni e non a curare quelle già contratte. Si può fare il vaccino per prevenire le infezioni da tipi di virus diversi da quello o da quelli responsabili dell’infezione.

  7. I vaccini sono efficaci?

    Si. Tutti i vaccini contro l’HPV si sono dimostrati efficaci quasi al 100% nel prevenire le infezioni dei tipi di HPV contro cui sono diretti. Negli studi clinici, nelle donne di età compresa tra 24 e 45 anni, l’efficacia contro l’infezione persistente, condilomi genitali, lesioni della vulva e della vagina, CIN di qualunque grado, AIS e cancri del collo dell’utero, correlati ai tipi di HPV 6, 11, 16 e 18 è stata dell’88,7 %.

  8. Dopo i 25 anni non si deve più fare il vaccino?

    Il vaccino è indicato dai 9 anni in poi. Gli studi di sviluppo clinico riportano dati nei maschi di età compresa tra 9 e 26 anni e nelle femmine di età compresa tra 9 e 45 anni, La vaccinazione anti-HPV costituisce un LEA (livelli essenziali di assistenza) e viene praticata gratuitamente, a chiamata dalle ASL nei maschi e nelle femmine dall’età di 11 anni compiuti e fino al 25° anno di età, oltre che nelle donne già trattate per lesioni HV-correlate.

  9. Ha senso fare il vaccino dopo i 40 anni?

    Il vaccino previene l’infezione a qualsiasi età, anche in base alla presenza delle condizioni di rischio: l’efficacia è massima nelle donne che non hanno ancora avuto l’infezione, particolarmente nelle donne che non hanno ancora avuto rapporti sessuali, tuttavia può essere ancora molto utile anche nelle donne adulte, in quanto molto difficilmente si contraggono tutti i 9 tipi di HPV contenuti nel vaccino.

  10. Quanto dura l’efficacia del vaccino?

    L’efficacia protettiva è confermata fino a 8 anni nelle donne di 16-26 anni di età e fino a 11 anni negli adolescenti). Negli studi clinici, nelle donne di età compresa tra 24 e 45 anni, l’efficacia contro l’infezione persistente, condilomi genitali, lesioni della vulva e della vagina, CIN di qualunque grado, AIS e cancri del collo dell’utero, correlati ai tipi di HPV 6, 11, 16 e 18 è stata dell’88,7 %.

  11. Dopo il vaccino bisogna ancora sottoporsi allo screening?

    Certamente. Anche le donne vaccinate dovranno sottoporsi alla prevenzione, in quanto il vaccino non può proteggere dall’azione negativa, seppur poco frequente, di altri tipi di HPV non compresi nel vaccino stesso.

  12. Quante dosi di vaccino si devono fare?

    Il vaccino utilizzato nei Centri Vaccinali delle ASL può essere somministrato secondo una schedula di vaccinazione a 2 dosi:

    • Prima iniezione: alla data stabilita
    • Seconda iniezione: somministrata tra i 5 e i 13 mesi dopo la prima

    Se la seconda dose di vaccino viene somministrata prima dei 5 mesi dalla prima dose, deve essere sempre somministrata una terza dose.
    In soggetti di età pari o superiore a 15 anni al momento della prima iniezione il vaccino può essere somministrato secondo una schedula di vaccinazione a 3 dosi:

    • Prima iniezione: alla data stabilita
    • Seconda iniezione: 2 mesi dopo la prima iniezione (non prima di un mese dopo la prima dose)
    • Terza iniezione: 6 mesi dopo la prima iniezione (non prima di 3 mesi dopo la seconda dose). Tutte e tre le dosi devono essere somministrate entro un periodo di 1 anno.
  13. Le persone immuno-compromesse o con HIV possono vaccinarsi?

    Certamente. Gli individui immunocompromessi o HIV positivi dovrebbero ricevere comunque tre dosi.

  14. Dove viene praticata l’iniezione?

    Preferibilmente nella parte alta del braccio (regione deltoidea).

  15. È sicuro questo vaccino?

    Sì. Gli studi condotti prima dell’autorizzazione in commercio dei vaccini e i successivi controlli in tutti questi anni con milioni di somministrazioni hanno evidenziato un ottimo profilo di sicurezza dei vaccini anti-HPV.

  16. Che reazioni si possono avere dopo aver fatto il vaccino?

    Le reazioni più comuni sono locali: modesto dolore, gonfiore e arrossamento nella zona sede di dell’iniezione; a volte possono manifestarsi sintomi simil-influenzali come febbre, mal di testa o dolori muscolari. Questi sintomi scompaiono spontaneamente in pochi giorni.

  17. Il vaccino anti-HPV è obbligatorio?

    No. In Italia la vaccinazione anti-HPV è fortemente raccomandata e costituisce un LEA; è offerta gratuitamente in tutte le Regioni a ragazze e ragazzi a partire dagli 11 di età (compiuti) e comunque fino a 26 anni. Dopo questa età è offerto gratuitamente anche a soggetti a rischio e in molte Regioni è offerto gratuitamente in donne adulte dietro prescrizione medica.

  18. Bisogna richiedere al medico di famiglia la prescrizione del vaccino?

    No, le ragazze e i ragazzi che hanno compiuto 11 anni dovrebbero ricevere l’invito a fare il vaccino direttamente dalla propria ASL. Per le altre fasce d’età ci si può rivolgere direttamente al proprio medico o telefonare ai centri vaccinali della propria ASL.

  19. Bisogna fare degli esami prima di vaccinarsi?

    No.

  20. Dopo il vaccino si devono fare controlli? E se sì, solo con il Pap Test o anche con il test HPV?

    No. Non sono necessari controlli. Solo il regolare screening con HPV Test o Pap Test a seconda dell’età.

  21. Dopo le previste dosi del vaccino bisogna fare dei richiami?

    I vaccini anti-HPV hanno mostrato un'eccellente durata di protezione, fino a 14 anni per il vaccino quadrivalente. Ad oggi non ci sono evidenze dagli studi clinici della necessità di un richiamo.

  22. Se una donna ha subito un trattamento per lesioni del collo dell’utero, può fare il vaccino?

    Si. Se una donna è stata trattata per lesioni a rischio del collo dell’utero, potrebbe avere già avuto l’infezione con uno dei tipi contenuti nel vaccino. In questi casi il vaccino rimane efficace per prevenire le infezioni provocate dagli altri tipi di HPV contenuti nel vaccino.

  23. Se sono stata operata per una lesione a rischio da HPV il vaccino mi aiuta a guarire prima?

    No. Il vaccino non cura, ma previene la reinfezione o l’infezione con tipi diversi da quello contratto, pertanto riduce il rischio di recidive cliniche.

  24. Posso fare il vaccino se sono incinta?

    Un’ampia quantità di dati su donne in gravidanza (più di 1.000 casi di gravidanza) non indica alcuna malformazione o tossicità fetale/neonatale del vaccino anti-HPV. Studi condotti su animali non indicano tossicità riproduttiva. Tuttavia, tali dati sono considerati insufficienti per raccomandare l’uso del vaccino durante la gravidanza. Pertanto la vaccinazione deve essere rimandata fino al completamento della gravidanza.

  25. E se allatto?

    Il vaccino 9-valente può essere somministrato durante l’allattamento al seno. Il profilo di reazioni avverse per le donne in allattamento al seno era simile a quello delle donne nella popolazione generale degli studi clinici. Non sono state riportate reazioni avverse gravi correlate al vaccino nei bambini che sono stati allattati al seno durante il periodo di vaccinazione.

  26. Ci sono controindicazioni al vaccino anti-HPV?
    Le uniche controindicazioni sono l’ipersensibilità ai principi attivi o ad uno qualsiasi degli eccipienti e manifestazioni di ipersensibilità dopo una precedente somministrazione. La vaccinazione deve essere rimandata negli individui affetti da malattie febbrili acute gravi.

 

 

Con il contributo non condizionante di

menu
menu