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Grande vittoria Aogoi. Il Quotidiano della Basilicata costretto a rettificare il titolo shock

Il termine “femminicidio”, utilizzato dalla testata per raccontare la tragica morte di una 28enne brasiliana a seguito di complicazioni insorte durante il parto, è stato cancellato dopo le vibranti proteste dell'Associazione dei ginecologi e ostetrici ospedalieri. Un termine che “evoca nella mente del lettore un ingiusto e intollerabile pregiudizio”.

Anche questo è femminicidio ”. Così il Quotidiano della Basilicata ha titolato nei giorni scorsi la notizia della tragica morte di una ragazza 28enne, Regiane Sousa Martins, deceduta nell'ospedale di Melfi dopo complicazioni insorte durante il parto. Immediata la replica dell'Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani (Aogoi) che, tramite una lettera inviata dal loro rappresentante legale, Vania Cirese, è riuscita ad ottenere una tempestiva rettifica dell'articolo in questione facendo di fatto sparire il contestato termine.

“Femminicidio”, una parola che evoca, secondo quanto dettagliato dal legale, “deplorevoli comportamenti, aggressivi e volontari inducendo nella mente del lettore un ingiusto e intollerabile pregiudizio e una completa distorsione nella ricostruzione dei fatti accaduti”. Il caso si era presentato come l'ennesimo paradigma di una scomposta reazione mediatica che, “tramite subdole allusioni e titoli ad effetto, va ad intaccare la reputazione ed il decoro dei sanitari che ebbero in cura la sfortunata signora”.

Lo stesso presidente Aogoi, Vito Trojano, ha tenuto a stigmatizzare questo atteggiamento di "un certo tipo di stampa" che, utilizzando titoli scandalistici alla ricerca dell'untore da poter attaccare non fa che aggravare la già "pesante situazione degli operatori sanitari costretti a lavorare tra grandi difficoltà e spesso con orari pesantissimi per venire incontro ai bisogni dei cittadini". "Già lo scorso anno è stato pubblicato con la Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori e i disavanzi sanitari un lavoro portato avanti sui Punti nascita ed i contenziosi legali che aveva mostrato - ha spiegato Trojano - come i procedimenti penali, nel 98% dei casi si siano risolti con archiviazioni o assoluzioni del medico perché il fatto non sussiste. Nonostante questo - ha proseguito - colleghi, anche assolti, hanno continuato a subire attacchi mediatici con ripercussioni sia di immagine che a livello psicologico".

"Nel caso specifico - ha poi puntualizzato il presidente Aogoi - vedremmo le cause che hanno portato alla tragica morte di questa ragazza, ma non si puó ad arrivare a parlare così alla leggera di femminicidio. È inaccettabile".

Sulla stessa lunghezza d'onda anche il segretario regionale Aogoi per la Basilicata, Sergio Schettini, che ha voluto innanzitutto esprimere la sua piena vicinanza alla famiglia della 28enne deceduta. "Quello che però é successo - ha spiegato - deve essere ancora chiarito. Si deve far luce sulla situazione clinica della giovane, non si può puntare l'indice contro i medici per responsabilità presunte che, grazie ai titoli scandalistici di alcuni giornali, diventano improvvisamente responsabilità reali. Si arriva implicitamente a rappresentare gli operatori sanitari come irresponsabili e delinquenti".

“A volte le responsabilità sono imputabili anche a problemi strutturali ed organizzativi, a mancate decisioni politiche, come ad esempio la chiusura dei Punti nascita con meno di 500 parti l'anno - ha proseguito Schettini - una decisione recepita ancora in poche Regioni". "In casi come questo si arriva invece a semplificare il tutto gettando con facilità ogni responsabilità al medico, utilizzandolo come capro espiatorio".

Medical malpractice, spesso i dottori sono anche vittime »
di Vito Trojano, Antonio Chiantera e Vania Cirese
L'articolo pubblicato sul Quotidiano della Basilica il 13 settembre 2013

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