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I Ginecologi (Sigo, Aogoi e Agui): “No ad allarmismi, ma riflettere sul dialogo con le pazienti e su requisiti delle strutture preposte al parto”

21 settembre 2017 - È questa la posizione condivisa dalle tre associazioni in merito all’indagine DOXA (vedi articolo a parte), secondo cui un milione di italiane, negli ultimi 14 anni, sarebbe stato vittima di cosiddetta “violenza ostetrica” durante il travaglio o durante il parto.

 

“Siamo di fronte a dati che suggeriscono una riflessione, soprattutto sulla gestione del rapporto fra ginecologi e pazienti, ma che non devono dar luogo ad allarmismi controproducenti, che rischiano di minare la fiducia che le donne italiane ripongono nel proprio ginecologo e nelle strutture sanitarie che le accompagnano nelle delicate fasi del travaglio e del parto”.
 
“Questi dati – dichiara il Professor Giovanni Scambia, Presidente SIGO – impongono anzitutto una verifica e una riflessione sulla gestione del nostro rapporto e dialogo con le pazienti, perché è in sé spiacevole che alcune italiane riferiscano del proprio parto come di un’esperienza senz’altro negativa. In secondo luogo l’indagine DOXA, che pure manifesta qualche limite in termini di rigore, perché ad esempio nessun consenso informato è necessario per praticare una episiotomia, rafforza il convincimento di noi ginecologi riguardo ad alcuni obiettivi che perseguiamo da anni: una migliore rotazione del personale, sia medico sia ostetrico, nelle sale parto; la chiusura dei punti nascita che gestiscono meno di mille parti l’anno, perché evidentemente privi dell’esperienza e della casistica necessarie; e infine l’inserimento nei LEA del parto indolore, che non può restare un privilegio riservato a poche italiane”.

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