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IVG. Scendono sotto quota 90mila (- 9,3% rispetto al 2014). E il merito va anche alla libera vendita della pillola dei 5 giorni dopo. Relazione al Parlamento sulla 194

16 dicembre 2016 - Rispetto al 1983 le interruzioni di gravidanza in Italia sono più che dimezzate. Tra le possibili ultime determinanti l'eliminazione, per le maggiorenni, dell’obbligo di prescrizione medica per la pillola ellaOne. Rimane elevato il ricorso all’IVG da parte delle donne straniere. Ma diminuiscono i tempi d’attesa. Stabile ma sempre alta l’obiezione di coscienza tra gli operatori (il 70,7% tra i ginecologi). Ma per Ministero: “Non emergono criticità nei servizi”. LA RELAZIONE AL PARLAMENTO 

In totale nel 2015 il numero di Interruzioni volontarie di gravidanza è stato inferiore a 90.000, infatti sono state notificate dalle Regioni 87˙639 IVG, una diminuzione del 9.3% rispetto al dato del 2014, pari a 96˙578 (-6.0% rispetto al 2013, quando erano stati registrati 102˙760 casi). Le IVG cioè si sono più che dimezzate rispetto alle 234˙801 del 1983, anno in cui si è riscontrato il valore più alto in Italia. Numeri contenuti nella Relazione trasmessa al Parlamento dal Ministero della Salute con i dati definitivi relativi agli anni 2014 e 2015 sull’attuazione della L.194/78 che stabilisce norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria della gravidanza (IVG).

L’effetto ‘pillola dei 5 giorni dopo’. La Relazione evidenzia come “diminuzioni percentuali particolarmente elevate si osservano in Abruzzo, Molise, Calabria e Piemonte e in generale nel secondo semestre del 2015. Quest’ultimo aspetto, che merita sicuramente delle maggiori riflessioni e approfondimenti, potrebbe essere almeno in parte collegato alla determina AIFA del 21 aprile 2015 (G.U. n.105 dell’8 maggio 2015), che elimina, per le maggiorenni, l’obbligo di prescrizione medica dell’Ulipristal acetato (ellaOne), contraccettivo d’emergenza meglio noto come “pillola dei 5 giorni dopo”.

Tutti gli indicatori confermano il trend in diminuzione: il tasso di abortività (numero di IVG per 1000 donne tra 15 e 49 anni), che rappresenta l’indicatore più accurato per una corretta valutazione della tendenza del ricorso all’IVG, è stato 6.6 per 1000 nel 2015 (-8.0% rispetto al 2014 e -61.2% rispetto al 1983), era 7.1 nel 2014.

Il rapporto di abortività (numero delle IVG per 1000 nati vivi) nel 2015 è risultato pari a 185.1 per 1000 con un decremento del 5.7% rispetto al 2014, anno in cui questo valore è stato pari a 196.2 (da considerare che in questi due anni i nati sono diminuiti di 18˙666 unità), con un decremento del 51.5% rispetto al 1983 (quando era 381.7).

Rimane elevato il ricorso all’IVG da parte delle donne straniere, a carico delle quali si registra il 31.1% delle IVG sul totale del 2015, 33% nel 2014 (rispetto al 7% del 1995): un contributo che è andato inizialmente crescendo e che, dopo un periodo di stabilizzazione, sta diminuendo in percentuale, in numero assoluto e come tasso di abortività.

I tassi di abortività più elevati sono fra donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni. Per quanto riguarda la distribuzione percentuale, nel 2015 il 43.1% delle donne che hanno abortito era in possesso di licenza media superiore, e il 42.9% risultava occupata. Per le italiane la percentuale delle nubili (56.9%) era superiore a quella delle coniugate (36.4%), al contrario delle donne straniere (48.3% le coniugate, 45.2% le nubili). Il 44.8% delle donne italiane che ha eseguito una IVG non aveva figli. Considerando solamente le IVG effettuate da cittadine italiane, la riduzione per le donne italiane dal 1982 ha subìto un decremento percentuale del 74.3%, passando da 234 ̇801 a 60˙384 nel 2015.

Tempi di attesa Sono in diminuzione i tempi di attesa tra rilascio della certificazione e intervento (possibile indicatore di efficienza dei servizi). La percentuale di IVG effettuate entro 14 giorni dal rilascio del documento è infatti aumentata: è il 65.3% nel 2015, 64.8% nel 2014, era il 62.3% nel 2013 e il 59.6% nel 2011. È diminuita la percentuale di IVG effettuate oltre le 3 settimane di attesa: 13.2% nel 2015 e 2014, era il 14.6% nel 2013 e il 15.7% nel 2011.

Obiezione di coscienza. Il numero degli obiettori resta alto nonostante per il Ministero “non emergono criticità nei servizi”. Nel 2014 la relazione conferma valori elevati di obiezione di coscienza, specie tra i ginecologi (70.7%, cioè più di due su tre) in aumento dello 0,7% rispetto al 2013. Ricordiamo che a livello nazionale, si è passati dal 58.7% del 2005, al 69.2% del 2006, al 70.5% del 2007, al 71.5% del 2008, al 70.7% nel 2009, al 69.3% nel 2010 e 2011, al 69.6% nel 2012, al 70.0% nel 2013 e al 70,7% nel 2014
 
Tra gli anestesisti nel 2014 si è registrato un calo (48,4% rispetto al 49.3% del 2013). Per il personale non medico dopo gli ultimi anni d’incremento, con valori che sono passati dal 38.6% nel 2005 al 46.5% nel 2013, nel 2014 c’è stato un calo al 45,8%.
 

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