Aborto. La relazione al Parlamento: “Nel 2020 poco più di 66mila interventi (-9,3% rispetto al 2019)”. Ginecologi obiettori in lieve calo ma per Speranza: “Il loro numero è ancora elevato”
18 giugno - Speranza: “Permane elevato il numero di obiettori di coscienza per tutte le categorie professionali sanitarie, in particolare per i ginecologi (64,6%). L’organizzazione dei servizi IVG deve essere tale che vi sia un numero di figure professionali sufficiente da garantire alle donne la possibilità di accedere all’interruzione volontaria di gravidanza e questo dovrebbe essere garantito dalle Regioni, per tutelare il libero esercizio dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne e l’accesso ai servizi IVG e minimizzare l’impatto dell’obiezione di coscienza nell’esercizio di questo diritto”. LA RELAZIONE AL PARLAMENTO
Prosegue il calo delle interruzioni volontarie di gravidanza in Italia che nel 2020 sono stati 66.413, in calo del 9,3% rispetto al 2019. Una diminuzione che anche quest’anno il Ministero della Salute nella sua Relazione al Parlamento spiega che potrebbe essere dovuto “all’aumento dell’uso della contraccezione d’emergenza”.
I tassi di abortività più elevati restano nelle donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni. Sono le cittadine straniere continuano ad essere una popolazione a maggior rischio di abortire rispetto alle italiane: per tutte le classi di età le straniere hanno tassi di abortività più elevati delle italiane di 2-3 volte. Nel 2020 il 35,1% degli interventi sono stati effettuati con metodo farmacologico. Per quanto attiene all’obiezione di coscienza, nel 2020 il fenomeno ha riguardato il 64,6% dei ginecologi (valore in diminuzione rispetto al 67,0% del 2019), il 44,6% degli anestesisti e il 36,2% del personale non medico. Si rilevano ampie variazioni regionali per tutte e tre le categorie.
La sintesi
In totale nel 2020 sono state notificate 66.413 IVG, confermando il continuo andamento in diminuzione del fenomeno (-9,3% rispetto al 2019) a partire dal 1983. Il tasso di abortività (N. IVG rispetto a 1.000 donne di età 15-49 anni residenti in Italia), che è l’indicatore più accurato per una corretta valutazione del ricorso all’IVG, conferma il trend in diminuzione del fenomeno: è risultato pari a 5,4 per 1.000 nel 2020 (con una riduzione del 6,7% rispetto al 2019). Il dato italiano rimane tra i valori più bassi a livello internazionale.
Nel 2020 il numero di IVG è diminuito in tutte le aree geografiche e classi di età. Il ricorso all’IVG nel 2020 è diminuito in tutte le classi di età rispetto al 2019, in particolare tra le giovanissime. I tassi di abortività più elevati restano nelle donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni.
Tra le minorenni, il tasso di abortività per il 2020 è risultato pari a 1,9 per 1.000 donne, valore inferiore a quello del 2019. Come negli anni precedenti, si conferma il minore ricorso all’aborto tra le giovani in Italia rispetto a quanto registrato negli altri Paesi dell’Europa Occidentale.
Le cittadine straniere continuano ad essere una popolazione a maggior rischio di abortire rispetto alle italiane: per tutte le classi di età le straniere hanno tassi di abortività più elevati delle italiane di 2-3 volte. Anche in tale gruppo di popolazione si osserva tuttavia una diminuzione del tasso di abortività (12,0 per 1.000 donne nel 2020, rispetto a 17,2 per 1.000 donne nel 2014).
La percentuale di IVG effettuate da donne con precedente esperienza abortiva continua a diminuire dal 2009 ed è risultata pari al 24,5% nel 2020. Analizzando i dati per cittadinanza si conferma che la percentuale di donne che ha effettuato precedenti IVG è maggiore tra le straniere (32,7%) rispetto alle italiane (21,2%). Il confronto con altri Paesi che rilevano il dato riferito agli aborti ripetuti, mostra che tale indicatore per l’Italia rimane il più basso a livello internazionale.
L’evoluzione della percentuale di aborti ripetuti conferma che la tendenza al ricorso all’aborto nel nostro Paese è in costante diminuzione, ormai anche tra le cittadine straniere; il fenomeno è spiegabile presumibilmente con il maggiore e più efficace ricorso a metodi per la procreazione consapevole, alternativi all’aborto, secondo gli auspici della Legge.
Anche per il 2020 risulta prevalente il ricorso al consultorio familiare per il rilascio della certificazione necessaria alla richiesta di IVG (43,1%), rispetto agli altri servizi (Medico di fiducia: 19,9%; Servizio ostetrico-ginecologico: 33,4%). Il consultorio non offre solo questo servizio ma svolge un importante ruolo nella prevenzione dell’IVG e nel supporto alle donne che decidono di interrompere la gravidanza, anche se non in maniera uniforme sul territorio.
Continua ad aumentare la percentuale di interventi effettuati precocemente, quindi meno esposti a complicanze: il 56,0% degli interventi è stato effettuato entro le 8 settimane di gestazione (rispetto al 53,5% del 2019), il 26,5% a 9-10 settimane, il 10,9% a 11-12 settimane e il 6,5% dopo la dodicesima settimana.
Sono in diminuzione i tempi di attesa, pur persistendo una non trascurabile variabilità fra le Regioni.
Il ricorso all’aborto farmacologico varia molto tra le Regioni, sia per quanto riguarda il numero di interventi che per il numero di strutture che lo offrono. Il confronto nel tempo evidenzia un incremento continuo dell’uso del Mifepristone e Prostaglandine e l’utilizzo esteso ormai in tutte le Regioni. Nel 2020 il 35,1% degli interventi sono stati effettuati con metodo farmacologico.
Per quanto attiene all’obiezione di coscienza, nel 2020 il fenomeno ha riguardato il 64,6% dei ginecologi (valore in diminuzione rispetto al 67,0% del 2019), il 44,6% degli anestesisti e il 36,2% del personale non medico. Si rilevano ampie variazioni regionali per tutte e tre le categorie.
Speranza: “Permane elevato il numero di obiettori di coscienza”
“In Italia il ricorso all’IVG è in continua e progressiva diminuzione dal 1983, il nostro Paese ha un tasso di abortività fra i più bassi tra quelli dei Paesi occidentali”, scrive Roberto Speranza nelle conclusioni della Relazione evidenziando come “si può ipotizzare che l’aumento dell’uso della contraccezione d’emergenza – Levonorgestrel (Norlevo, pillola del giorno dopo) e Ulipristal acetato (ellaOne, pillola dei 5 giorni dopo) – abbia inciso positivamente sulla riduzione del numero di IVG. Per tali farmaci è indispensabile una corretta informazione per evitarne un uso inappropriato”.
“Nonostante la diminuzione delle IVG – rileva ancora Speranza - nelle donne straniere, si conferma il loro maggior rischio di abortività volontaria rispetto alle donne italiane. Pertanto si conferma la necessità di promuovere una contraccezione informata ed efficace alle donne straniere che accedono al Servizio Sanitario Nazionale, in particolare al percorso nascita”.
Per quanto riguarda i tempi di attesa per l’intervento “risultano in generale in diminuzione, pur persistendo una non trascurabile variabilità fra le Regioni. Si registra un aumento delle IVG entro le prime 8 settimane di gestazione, verosimilmente a seguito dell’aumentato uso della tecnica farmacologica (Mifepristone + prostaglandine) in epoca gestazionale precoce”.
Il Ministro evidenzia poi come “la mobilità fra le Regioni e Province Autonome è in linea con quella di altri servizi offerti dal Servizio Sanitario Nazionale” anche se “la tipologia di intervento e la durata della degenza evidenziano una variabilità regionale che suggerisce la necessità di un approfondimento da parte degli organi regionali, anche attraverso confronti interregionali, per identificare le criticità e uniformare i protocolli terapeutici alla luce delle buone pratiche, con l’obiettivo di assicurare un’offerta assistenziale e organizzativa di qualità”.
Speranza poi rimarca come “l’evoluzione della percentuale di aborti ripetuti conferma che la tendenza al ricorso all’IVG nel nostro Paese è in costante diminuzione, ormai anche tra le cittadine straniere; il fenomeno è spiegabile presumibilmente con il maggiore e più efficace ricorso a metodi per la procreazione consapevole, alternativi all’aborto, secondo gli auspici della Legge”.
Il Ministro rimarca come “permane elevato il numero di obiettori di coscienza per tutte le categorie professionali sanitarie, in particolare per i ginecologi (64,6%). L’organizzazione dei servizi IVG deve essere tale che vi sia un numero di figure professionali sufficiente da garantire alle donne la possibilità di accedere all’interruzione volontaria di gravidanza, come indicato nell’articolo 9 della legge n. 194/78. Questo dovrebbe essere garantito dalle Regioni, per tutelare il libero esercizio dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne e l’accesso ai servizi IVG e minimizzare l’impatto dell’obiezione di coscienza nell’esercizio di questo diritto”.
Infine il Ministro evidenzia come “il consultorio familiare rappresenta un servizio di riferimento per molte donne e coppie anche per quanto riguarda il percorso IVG, come negli auspici della legge n. 194/78. Grazie alle competenze multidisciplinari dell’équipe professionale e sua capacità di identificare i determinanti di natura sociale oltre che sanitaria dei bisogni di salute della popolazione, i consultori offrono alla donna un sostegno nell’intero percorso IVG, promuovendo scelte consapevoli e facilitando la prevenzione di future gravidanze indesiderate”.