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Nel mondo è donna solo un ricercatore su tre (ma in Italia va meglio). L’Onu: “Le donne appartengono alla scienza eppure gli stereotipi le hanno allontanate”

11 febbraio - Si celebra oggi in tutto il mondo la “Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza” patrocinata dalle Nazioni Unite. “Le donne rappresentano solo un terzo dei ricercatori mondiali e ricoprono meno posizioni dirigenziali rispetto agli uomini nelle migliori università, il che ha portato a un tasso di pubblicazione più basso, meno visibilità, meno riconoscimento e, criticamente, meno finanziamenti”, ha detto il segretario generale Gutierres. In Italia la situazione sembra migliore.

Le donne ricevono in genere borse di ricerca più piccole rispetto ai loro colleghi maschi e, sebbene rappresentino il 33,3% di tutti i ricercatori, solo il 12% dei membri delle accademie scientifiche nazionali sono donne.
 
In settori all'avanguardia come l'intelligenza artificiale, solo un professionista su cinque (22%) è una donna.
 
Nonostante la carenza di competenze nella maggior parte dei settori tecnologici che guidano la Quarta Rivoluzione Industriale, le donne rappresentano ancora solo il 28% dei laureati in ingegneria e il 40% dei laureati in informatica e informatica.
 
Le ricercatrici tendono ad avere carriere più brevi e meno ben pagate. Il loro lavoro è sottorappresentato in riviste di alto profilo e spesso vengono ignorati per la promozione.
 
Ce lo ricorda l’Onu in occasione della Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza che si celebra l’11 febbraio in tutto il mondo.
 
“La scienza e l'uguaglianza di genere, sottolinea l’Onu, sono entrambe vitali per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo concordati a livello internazionale, inclusa l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e negli ultimi decenni, la comunità globale ha fatto molti sforzi per ispirare e coinvolgere donne e ragazze nella scienza. Eppure donne e ragazze continuano a essere escluse dalla partecipazione a pieno titolo alla scienza”.
 
“Un significativo divario di genere è persistito nel corso degli anni a tutti i livelli delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (STEM) in tutto il mondo. Anche se le donne hanno compiuto enormi progressi nell'aumentare la loro partecipazione all'istruzione superiore, sono ancora sottorappresentate in questi campi”, sottolinea ancora l’Onu che ricorda come “l'uguaglianza di genere sia sempre stata una questione centrale per le Nazioni Unite”.
 
“Promuovere l'uguaglianza di genere nella scienza e nella tecnologia è essenziale per costruire un futuro migliore”, ha dichiarato il segretario generale António Guterres , “Lo abbiamo visto ancora una volta nella lotta contro il COVID-19 ”.
 
“Le donne, che rappresentano il 70 per cento di tutti gli operatori sanitari, ha aggiunto Gutierres, sono state tra le più colpite dalla pandemia e quelle che guidano la risposta ad essa. Tuttavia, poiché le donne sopportano il peso maggiore della chiusura delle scuole e del lavoro da casa, le disuguaglianze di genere sono aumentate notevolmente nell'ultimo anno”.
 
“Le donne rappresentano solo un terzo dei ricercatori mondiali e ricoprono meno posizioni dirigenziali rispetto agli uomini nelle migliori università, il che ha portato a un tasso di pubblicazione più basso, meno visibilità, meno riconoscimento e, criticamente, meno finanziamenti”, ha aggiunto il segretario generale dell’Onu.
 
“Le donne e le ragazze appartengono alla scienza, ha aggiunto il Segretario generale, eppure gli stereotipi le hanno allontanate dai campi legati alla scienza”.
 
“La scienza e l'uguaglianza di genere sono entrambe vitali per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, inclusa l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Eppure, nonostante gli sforzi degli ultimi decenni per ispirare e coinvolgere donne e ragazze nella scienza, donne e ragazze continuano a essere escluse dalla partecipazione piena”, ha detto ancora Gutierres.
 
“Possiamo e dobbiamo agire anche con politiche che riempiano le aule scolastiche e universitarie di ragazze che studiano tecnologia, fisica, ingegneria e matematica; e con misure mirate per garantire che alle donne siano offerte opportunità di crescere ed essere leader nei laboratori, negli istituti di ricerca e nelle università”, ha detto ancora il segretario generale.

 

I dati italiani: le donne in ricerca sono quasi la metà ma nei ruoli apicali si arriva a malapena al 20%

In Italia quasi 5 ricercatori scientifici su 10 sono donne. Con una percentuale di presenza femminile del 44% il nostro Paese procede verso la parità di genere nel campo della ricerca.
 
Il dato si trova nel rapporto “Gender in research” realizzato da Elsevier e analizzato dal dettaglio dall'Agi.
 
Lo studio, che prende in esame la partecipazione delle donne nel campo della ricerca in tutti i paesi europei, rivela per l’Italia una presenza femminile sopra la media Ue, ferma al 39%, e ben oltre la Danimarca (35%). Performance da podio quella dell’Italia, seconda solo al Portogallo e alla Spagna che toccano il 48%.
 
Non solo presenza però. L’Italia, infatti, nel settore della ricerca è avanti rispetto al resto d’Europa anche in termini di retribuzione. Il pay gender gap, seppure presente - siamo intorno a una differenza fra salario maschile e femminile del 7% circa, il settore della ricerca rispecchia comunque l'andamento dell'intera economia - è la metà rispetto alla media europea (oltre il 15%) e ancora una volta inferiore a quello della Danimarca (di poco sotto al 20%).
 
Ma come è messo il nostro Paese in termini di parità di genere quando si parla di discipline STEM ovvero science, technology, engineering and mathematics? L'Italia procede verso l'uguaglianza nel campo della ricerca anche in questo segmento che vede aumentare con costanza le donne che firmano per la prima volta una pubblicazione, un percorso che coinvolge, seppure con ritmi di crescita diversi, anche l'intera Europa.
 
Infatti, se in media in Ue fino al 2003 la percentuale di ricercatrici su scienza, tecnologia, matematica e ingegneria che avviavano la propria carriera restava poco sopra il 20% (negli stessi anni l’Italia era già ben oltre il 30%), oggi anche a livello europeo questa percentuale è quasi raddoppiata, arrivando al 40%, mentre il nostro paese è di poco sotto al 50%. Per quel che concerne invece esclusivamente la ricerca in ingegneria, poi, l’Italia è ben sopra la media europea: tra il 2014 e il 2018 erano donne il 25,5% dei ricercatori in quel settore, a fronte di una media Ue negli stessi anni del 20,7.
 
Per quanto riguarda la distribuzione dei ruoli, sempre nel settore delle discipline STEM, in Italia la rappresentanza femminile supera addirittura quella degli uomini fra i candidati ai dottorati (52%), mentre nel terziario avanzato, fra gli impiegati e i tecnici, le donne che svolgono queste professioni in Italia sono quasi il 60%, contro una media Ue di poco al di sopra del 50%.
 
Siamo invece sotto la media quando ad essere censite sono le posizioni apicali degli istituti di ricerca, dove le donne hanno poco più del 20% di rappresentanza (il resto d’Europa è comunque sopra di pochissimi punti), o i ruoli di scienziate e ingegnere dove la presenza femminile è di poco sopra al 30%, con una media Ue oltre il 40%.  

 

 

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