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Gravidanza. Episodi di discriminazione subiti dalla mamma possono alterare i circuiti cerebrali del neonato

1 dicembre - Uno studio USA, pubblicato da Neuropsychopharmacology, ha fatto emergere come esperienze di discriminazione vissute da una gestante possano avere conseguenze nel neonato a livello di circuiti cerebrali, determinando in particolare una più debole connettività tra l’amigdala e la corteccia prefrontale.

Gli episodi di discriminazione vissuti dalle donne durante la gravidanza possono avere un impatto negativo sui circuiti cerebrali del neonato, con effetti distinti da quelli generati da stress e depressione. È quanto osserva, su Neuropsychopharmacology, un gruppo di ricercatori della Yale University e della Columbia University, guidato da Dustin Scheinost.

Lo studio
Il team di ricercatori ha valutato- attraverso dei questionari – il grado di discriminazione, il livello culturale e il disagio vissuti da 165 donne durante la gravidanza. I ricercatori, quindi, hanno sottoposto a risonanza magnetica 38 neonati delle donne coinvolte nella ricerca.

Il primo obiettivo era quello di valutare se la discriminazione era distinta a livello di effetto sul cervello da stress o depressione. Il team ha usato un programma di analisi dei dati che ha valutato separatamente vari fattori emersi dal questionario: dagli aspetti relativi al livello culturale alla discriminazione, dallo stress alla depressione ai traumi infantili. In questo modo, i ricercatori hanno osservato che, sebbene le esperienze di discriminazione possano portare a stress o a depressione, di per sé possono portare a effetti osservabili separatamente da quelli relativi a questi disturbi.

Andando ad analizzare le risonanze magnetiche sul cervello dei neonati, inoltre, il team ha rilevato differenze nei bambini i cui genitori avevano riferito di aver subito discriminazioni durante la gravidanza. In particolare, le esperienze di discriminazione determinano una più debole connettività tra l’amigdala e la corteccia prefrontale. “Non sappiamo bene perché questo accada – ha spiegato Scheinost –. Quindi dobbiamo studiare i meccanismi biologici che trasferiscono queste esperienze dalla madre al figlio”.

Fonte: Neuropsychopharmacology 2023

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