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La gravidanza durante il Covid. Per un terzo delle donne incinte o neo mamme poco supporto sociale e il 12% ha accusato distress psicologico. Lo studio dell’Iss

11 marzo - Allo studio hanno partecipato 1168 donne in gravidanza e 940 donne che avevano partorito fino a 6 mesi prima di ridonare al sondaggio. Le preoccupazioni legate soprattutto alla salute del bambino (60%) e al timore di non potere avere il partner vicino durante il parto (80%). Il 21% delle donne che ha partorito lo ha fatto senza la vicinanza del partner o altra persona di fiducia. LO STUDIO

Il 32% delle donne che hanno vissuto la gravidanza durante il periodo pandemico non si è sentito supportato dalla propria rete sociale, sentimento che ha provato anche il 38% delle neo mamme nei primi mesi di vita del bambino in tempo di Covid.
 
Lo rilevano i risultati del primo e unico studio italiano, coordinato dall’Istituto superiore di Sanità, condotto durante la seconda ondata pandemica (ottobre 2020 – maggio 2021) per valutare il distress psicologico nel periodo perinatale in un campione di utenti dei Consultori Familiari di 9 Aziende sanitarie collocate in 8 Regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Sardegna, Calabria).

Allo studio hanno partecipato 1168 donne in gravidanza e 940 donne che avevano partorito fino a 6 mesi prima di ridonare al sondaggio. Più del 90% delle partecipanti è sposata o convivente e di cittadinanza italiana, la maggior parte ha un grado di istruzione elevato (laurea triennale o più), lavora e non dichiara difficoltà economiche. La gravidanza è stata vissuta senza complicazioni ostetriche da oltre il 67% delle partecipanti, il 14% circa ha indicato di aver sofferto in passato di un disturbo d’ansia o dell’umore. Il 6% delle donne in gravidanza e il 5% delle donne con un bambino fino ai 6 mesi d’età ha sviluppato l’infezione.

Dai risultati è emerso che il 12%, quasi una donna su 8, ha riferito sintomi di distress psicologico durante la gravidanza più spesso associati a difficoltà economiche, a un pregresso disturbo dell'umore o d'ansia e a uno scarso supporto sociale percepito da parte dei professionisti sanitari del percorso nascita. Non è emersa invece un’associazione tra l'esposizione diretta all'infezione da SARS-CoV-2 o la residenza in un'area ad alta diffusione di COVID-19 e il distress psicologico.

Nel dettaglio:
- il 32% delle donne in gravidanza e il 38% delle donne nel periodo post natale non si è sentito  supportato dalla propria rete sociale (nel periodo pre-pandemico erano poco più di un quarto). Il supporto ricevuto da servizi e professionisti sanitari è descritto come adeguato dalla maggioranza delle partecipanti, ma con delle differenze nei due gruppi: fra le donne in gravidanza solo il 9% si è sentita “non molto ben supportata” dai professionisti sanitari, percentuale che sale al 23% fra le donne nel periodo postnatale. Più specificamente, una donna su cinque non ha potuto parlare del proprio stato d’animo con un professionista sanitario dopo essere stata dimessa dall’ospedale;

- il 60% delle donne in gravidanza è preoccupata per la salute del bambino, oltre l’80% per la possibile assenza del partner durante il parto come conseguenza delle misure restrittive legate al COVID-19. Fra le donne che hanno già partorito, il 21% ha vissuto il parto senza la vicinanza del partner o altra persona di fiducia;

- la risposta rapida a domande e preoccupazioni e una più ampia disponibilità di colloqui individuali con i professionisti sanitari del percorso nascita sono state indicate come importanti/molto importanti da oltre il 95% delle partecipanti;

- la maggior parte delle donne, sia in gravidanza che nel periodo postnatale, ritiene importante/molto importante: avere accesso a informazioni sulla gestione dello stress (rispettivamente 91% e 93%); a un professionista della salute mentale (83% e 89%) e a risorse di supporto tra pari, inclusi gruppi di supporto online (79% e 81%), interazioni con altre donne in gravidanza/neo-genitori (92% e 94%) e a esperienze di donne che hanno affrontato la gravidanza, il parto e i primi mesi di vita del bambino durante la pandemia (84% e 85%);

- per quanto riguarda i sintomi di distress psicologico valutati con il Brief Symptom Inventory-18 (BSI-18), la percentuale di partecipanti con un punteggio complessivo (Global Severity Index - GSI) maggiore o pari a 25, che identifica sintomi di distress psicologico clinicamente rilevanti, è risultata più elevata tra le partecipanti in gravidanza (12%) rispetto alle donne nel periodo postnatale (9%; p = 0,038).

“Poiché il disagio psicologico in gravidanza e nei primi mesi dopo il parto aumenta il rischio di esiti di salute negativi per la madre e il bambino – commenta Ilaria Lega dell’ISS e responsabile dello studio – questi dati evidenziano l'urgenza di fornire maggior supporto alle donne più vulnerabili che affrontano la gravidanza e i primi mesi dopo il parto nel contesto attuale, anche indipendentemente dall'esposizione diretta al SARS-CoV-2. Sebbene un disagio psicologico clinicamente rilevante sia stato riscontrato in una minoranza delle partecipanti, i cambiamenti nell'assistenza alla maternità e il ridotto supporto sociale correlato all'epidemia di COVID-19 sono motivo di preoccupazione nella grande maggioranza delle donne in gravidanza e delle neo-mamme che hanno espresso la necessità di un maggiore ascolto da parte degli operatori sanitari, un più diffuso supporto alla salute mentale e un più largo accesso a risorse di auto-aiuto”.

 

 

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