Long Covid. In Europa colpite 17 milioni di persone. Dal Belgio linee guida per aiutare gli operatori sanitari a trattare i pazienti
17 marzo - Poiché si tratta di una nuova patologia, i medici sono spesso incerti sui modi più efficaci per curare questi pazienti. Con oltre 200 sintomi segnalati, un piano di trattamento unico non funziona. Nel tentativo di trovare una soluzione a questo enigma, i ricercatori della KU Leuven hanno lavorato allo sviluppo di linee guida basate sull’evidenze disponibili e sperimentato un percorso di cura progettato intorno al paziente e ai suoi sintomi individuali.
In tutta la regione europea dell’Oms, si stima che nel 2020/2021 circa 17 milioni di persone avrebbero convissuto con gli effetti del long Covid. Anche ora, mentre il peggio della pandemia potrebbe essere passato, il rischio di sviluppare i sintomi da long Covid - pari al 10-20% delle persone infette - rimane altrettanto forte.
Purtroppo, poiché si tratta di una nuova patologia, i medici sono spesso incerti sui modi più efficaci per curare questi pazienti. Con oltre 200 sintomi segnalati, un piano di trattamento unico non funziona. Nel tentativo di trovare una soluzione a questo enigma, i ricercatori della KU Leuven, un’università di ricerca in Belgio, hanno lavorato allo sviluppo di linee guida basate sull’evidenza per aiutare gli operatori sanitari a trattare i pazienti. Hanno anche sperimentato un percorso di cura progettato intorno al paziente e ai suoi sintomi individuali.
Sviluppo di linee guida per la cura del long Covid
Lanciate nel novembre 2022, le nuove linee guida approvate a livello nazionale indirizzano i medici di base, i fisioterapisti, i terapisti occupazionali, gli psicologi e i dietisti su come assistere al meglio i pazienti che convivono con i sintomi 4 settimane dopo la diagnosi di Covid.
Le linee guida sono state create con la collaborazione di esperti, rappresentanti dei pazienti e pazienti stessi, attraverso la revisione di studi pubblicati e seguendo le linee guida dell’Oms. Queste forniscono suggerimenti per una diagnosi approfondita e passi pratici per la gestione dei sintomi fisici e dell’impatto mentale della malattia.
Jan Verbakel del Centro accademico di medicina generale del Dipartimento di salute pubblica e cure primarie della KU Leuven ha guidato lo sviluppo delle linee guida, ha fornito un esempio pratico di come possono risultare utili: “La nostra ricerca ha dimostrato che la pratica dell’esercizio fisico nelle prime fasi del trattamento è una parte cruciale del processo di riabilitazione, sia per aiutare a ricostruire la resistenza sia per agire come antidepressivo. Trovare il giusto equilibrio, in modo da poter prescrivere un livello benefico di esercizio fisico senza temere una ricaduta, è solo una delle cose utili per le quali le nostre linee guida possono aiutare gli operatori sanitari”.
L’intenzione è quella di aggiornare le linee guida man mano che si svilupperanno nuove conoscenze sulla condizione post Covid.
Sviluppo di un percorso di cura pilota
Nel luglio 2022, in Belgio è stato lanciato un progetto pilota di percorso assistenziale a doppio binario per i pazienti che manifestano i sintomi 12 settimane o più dopo la diagnosi di Covid o dopo l’insorgenza dei primi sintomi di Covid. I pazienti possono essere indirizzati al percorso direttamente dal proprio medico di famiglia o tramite specialisti nel caso di pazienti ricoverati in ospedale, e possono beneficiare del rimborso dei costi di trattamento attraverso il regime di assicurazione sanitaria nazionale obbligatoria del Paese.
Dopo l’invio, i pazienti vengono assegnati a un percorso monodisciplinare (in cui si rivolgono a un solo specialista) o a un percorso multidisciplinare (in cui si rivolgono a una serie di specialisti), a seconda della complessità e della gravità dei sintomi.
Gli specialisti coinvolti nei percorsi comprendono fisioterapisti, logopedisti, dietisti, terapisti occupazionali, psicologi e neuropsicologi. Il sistema di rimborso dell’assicurazione sanitaria nazionale consente loro di fornire un numero prescritto di sessioni di trattamento all’anno.
Attraverso l’approccio multidisciplinare, viene assegnato un coordinatore dell’assistenza (di solito il medico di base o un infermiere delegato all’interno del centro sanitario del paziente) che organizza una riunione di squadra con tutti gli specialisti necessari e il paziente. Insieme concordano una serie di obiettivi di salute, che il coordinatore dell’assistenza utilizza per progettare un piano di trattamento su misura che definisce l’ordine e il numero di sedute necessarie con ciascuno degli specialisti. Questi incontri congiunti vengono riconvocati da 2 a 3 volte ogni 6 mesi per esaminare i progressi del paziente e decidere eventuali modifiche al piano di trattamento.
Stefan Teughels è medico di base e direttore sanitario di Domus Medica, l’associazione dei medici di base fiamminghi in Belgio. È stato coinvolto nella progettazione e nell’implementazione del percorso multidisciplinare e descrive i vantaggi dell’approccio al percorso. “Prima del percorso di cura, non c’era alcun rimborso dei costi di trattamento; quindi, i pazienti dovevano pagare tutto da soli. Avere un team di personale di assistenza primaria coinvolto nei piani di trattamento, in discussione con il paziente stesso, significa che il paziente è meglio informato e i trattamenti possono essere adattati alle sue esigenze specifiche e modificati in base alle necessità”, ha raccontato.
Tinneke Claes è una terapista occupazionale che lavora nell’area di Anversa, in Belgio, e che ha contratto il Covid nel marzo 2020, sviluppando poi lei stessa long Covid. Ha iniziato a vedere i suoi primi pazienti indirizzati attraverso il percorso nel settembre 2022 e descrive alcune delle strategie pratiche che insegna per aiutarli a raggiungere alcuni dei loro obiettivi di salute. “La perdita di memoria a breve termine, la nebbia cerebrale e la stanchezza sono comuni a molti dei pazienti che vedo - ha spiegato -. Li invito ad adottare tecniche per ridurne l’impatto e per prevenire lo stress e la frustrazione che ne possono derivare. Semplici accorgimenti, come ad esempio avere dei posti prestabiliti per riporre le chiavi, verbalizzare ripetutamente il prossimo compito da svolgere, impostare degli avvisi sul cellulare, creare un programma per la giornata e attenersi a una routine gestibile, sono tutte strategie che possono fare davvero la differenza”.
Il progetto pilota del percorso di cura belga durerà fino a luglio 2023, quando l’approccio e l’impatto saranno valutati in modo completo. Sebbene sia ancora troppo presto per trarre conclusioni definitive, la differenza che sta facendo per alcuni pazienti è incoraggiante.
Hilde, 47 anni, si è ammalata di Covid nel marzo 2022 e soffriva ancora dei sintomi quando, a giugno, ha ricevuto la conferma ospedaliera della condizione post Covid. “Mi mancava il fiato e mi sentivo come se non ci fosse più. Avevo dolori al petto ogni volta che facevo il minimo sforzo - racconta Hilde -. Cercare di fare esercizio fisico mi portava a sentirmi stordita. Tutti i muscoli mi facevano male e facevo fatica a concentrarmi e a ricordare le cose”.
La combinazione di questi sintomi rendeva impossibile per Hilde lavorare, fare le faccende domestiche o anche stare in compagnia per più di 20 minuti alla volta, perché le sue difficoltà cognitive la rendevano esausta. È stata indirizzata al percorso di cura multidisciplinare, dove è stata visitata per la prima volta da un terapista occupazionale in agosto, seguito da un fisioterapista.
Dopo quasi sei mesi, Hilde può constatare un netto miglioramento del suo stato d’animo. “Riesco di nuovo a svolgere le mie attività domestiche, ma ‘dosate’, cioè a un ritmo più lento, limitato nel tempo e alternando il riposo alle attività mentali. L’attenzione e la concentrazione non sono ancora quelle di una volta, ma almeno ora posso stare in compagnia per più di un’ora, perché ho imparato a riconoscere i segnali di stanchezza e a indicare i limiti, e ho delle strategie per affrontare la folla”.