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Covid. Oms: “Sì alle mascherine al chiuso in luoghi affollati a prescindere dalla situazione epidemiologica locale. Paxlovid anche per le donne in gravidanza”. Ecco le nuove linee guida

13 gennaio - Le mascherine sono raccomandate dopo una recente esposizione al Covid, quando una persona ha o sospetta di avere il Covid, quando una persona è ad alto rischio di Covid grave e per chiunque si trovi in uno spazio affollato, chiuso o poco ventilato. Le donne in gravidanza o in allattamento affette da Covid non grave dovrebbero consultare il proprio medico per stabilire se assumere il Paxlovid, visti i “probabili benefici” e la mancanza di eventi avversi segnalati.

 

Sì all’uso delle mascherine al chiuso in spazi affollati o poco ventilati. Per gli asintomatici positivi al Covid l’isolamento suggerito scende da 10 a 5 giorni in assenza di tampone. E via libera all’uso dell’antivirale Paxlovid anche per le donne in gravidanza.

Queste le nuove linee guida dell’Oms, tenuto conto delle ultime evidenze disponibili e dell’evoluzione dell’epidemiologia.

 

Mascherine. L’Oms continua a raccomandare l’uso delle mascherine, a prescindere dalla situazione epidemiologica locale, data l’attuale diffusione del Covid a livello globale. Le mascherine sono raccomandate dopo una recente esposizione al Covid, quando una persona ha o sospetta di avere il Covid, quando una persona è ad alto rischio di Covid grave e per chiunque si trovi in uno spazio affollato, chiuso o poco ventilato. In precedenza, le raccomandazioni dell’Oms si basavano sulla situazione epidemiologica locale.

Analogamente alle raccomandazioni precedenti, l’Oms consiglia poi di utilizzare le mascherine anche in altri casi, sulla base di una valutazione del rischio. I fattori da considerare includono le tendenze epidemiologiche locali o l’aumento dei livelli di ospedalizzazione, i livelli di copertura vaccinale e di immunità nella comunità e l’ambiente in cui le persone si trovano.

Periodo isolamento. L’Oms consiglia di dimettere precocemente dall’isolamento i pazienti affetti da Covid se risultano negativi a un tampone rapido. In assenza di test, per i pazienti con sintomi, le nuove linee guida suggeriscono 10 giorni di isolamento a partire dalla data di comparsa dei sintomi. In precedenza, l’Oms consigliava di dimettere i pazienti 10 giorni dopo la comparsa dei sintomi, più almeno altri tre giorni dalla loro risoluzione.

Per coloro che risultano positivi al tampone ma non presentano segni o sintomi, l’Oms suggerisce ora 5 giorni di isolamento in assenza di test, rispetto ai 10 giorni precedenti.

L’isolamento può essere effettuato a casa o in una struttura dedicata, come un ospedale o una clinica. Le prove prese in considerazione dal gruppo di sviluppo della linea guida hanno dimostrato che “le persone senza sintomi hanno molte meno probabilità di trasmettere il virus rispetto a quelle con sintomi. Sebbene con un grado di certezza molto basso, le prove hanno anche dimostrato che le persone con sintomi dimesse al giorno 5 dopo l’insorgenza dei sintomi rischiano di infettare un numero di persone tre volte maggiore rispetto a quelle dimesse al giorno 10”.

 

Antivirali. L’Oms ha infine esteso la sua forte raccomandazione per l’uso di nirmatrelvir-ritonavir (noto anche con il nome commerciale “Paxlovid”). Le donne in gravidanza o in allattamento affette da Covid non grave dovrebbero consultare il proprio medico per stabilire se assumere questo farmaco, visti i “probabili benefici” e la mancanza di eventi avversi segnalati.

L’Oms ha anche rivisto le prove di efficacia di altri due farmaci, sotrovimab e casirivimab-imdevimab, e mantiene forti raccomandazioni contro il loro uso per il trattamento della Covid. Questi farmaci anticorpi monoclonali non sono in grado di garantire la sicurezza del paziente. Questi farmaci a base di anticorpi monoclonali non hanno o hanno un’attività ridotta contro le varianti del virus attualmente in circolazione.

Attualmente esistono 6 opzioni terapeutiche comprovate per i pazienti affetti da Covid, tre delle quali evitano l’ospedalizzazione nelle persone ad alto rischio e tre salvano la vita a coloro che presentano una malattia grave o critica. Ad eccezione dei corticosteroidi, l’accesso ad altri farmaci rimane insoddisfacente a livello globale.

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