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Pma. Con la pandemia ridotta l’attività del 34,8%. Si stimano fino a oltre 4mila nascite in meno. La Relazione al Parlamento

21 gennaio - I dati completi sono relativi al 2019 ma nel documento è presente anche una valutazione dell’impatto della pandemia per quanto riguarda il 2020. La riduzione dell’attività è risultata maggiore nei centri privati convenzionati (-37%), nei centri situati nelle Regioni del Nord Ovest (-40,4%), cioè nelle zone più colpite dalla diffusione del virus. LA RELAZIONE

La pandemia ha avuto un forte impatto anche sull’attività dei centri di procreazione medicalmente assistita con una riduzione dell’attività media del 34,8%. È quanto emerge dalla Relazione al Parlamento sulla Pma 2021 elaborata dal Ministero della Salute.
 
Il report analizza i dati del 2019 (vedi approfondimento) ma al suo interno sono presenti anche i dati una survey basate sulle risposte pervenute da 176 centri che fornisce una prima fotografia dell’impatto che ha avuto il Covid.
 
Dall’indagine è emerso che il 21,0% di centri di PMA ha avuto il proprio edificio coinvolto, interamente o solo in parte, nella creazione di un reparto dedicato esclusivamente alla cura dei pazienti affetti da Covid-19. Le strutture più coinvolte sono state i centri pubblici (43,3%), i centri con media attività (28,3%) ed i centri situati nelle zone più colpite dalla diffusione del virus, cioè i centri delle Regioni del Nord Ovest (40,5%).
 
Il 20,5% dei centri ha sospeso ogni trattamento di PMA, ma ha comunque deciso di proseguire con visite e prescrizione di esami. Solo 3 centri hanno dichiarato di non aver sospeso completamente l’attività durante il lockdown ma di averla ridotta e di aver comunque continuato ad iniziare nuovi trattamenti di PMA. Le date di sospensione dell’attività dei centri rientrano in un intervallo che va dal 22 febbraio all’11 aprile 2020 con valore mediano in corrispondenza del 15 marzo 2020
 
Riduzione dell’attività per il Covid
Nel periodo di sospensione dell’attività, il 71,1% dei centri ha interrotto i trattamenti prima della stimolazione, il 34,7% lo ha fatto dopo la stimolazione con conseguente crioconservazione degli ovociti ottenuti, il 73,4% ha rinviato i cicli di scongelamento programmati nel periodo. Nel questionario era richiesto ai centri il numero di cicli iniziati e/o scongelamenti per le tecniche a fresco, per lo scongelamento di embrioni (FER) e di ovociti (FO) e per le tecniche di PMA con donazione di gameti effettuati nel primo quadrimestre (dal 1° gennaio al 30 aprile) degli anni 2019 e 2020, per poter effettuare una stima della riduzione dei cicli di PMA dovuta al periodo di sospensione dell’attività.
 
Di tutti i 176 centri che hanno risposto al questionario, 6 sono stati esclusi dal calcolo perché sono state rilevate delle incongruenze tra i cicli effettuati nel primo quadrimestre del 2019, dichiarati nella survey, ed i cicli dichiarati al Registro Nazionale della PMA nella raccolta dati sull’attività di PMA 2019, oggetto della presente Relazione. I 170 centri rimanenti hanno eseguito 77.287 cicli/scongelamenti nell’anno 2019 corrispondenti al 93,7% di tutta l’attività di PMA di II e III livello eseguita in Italia nello stesso anno.
 
In generale, si sono osservati circa 9.500 cicli iniziati con tecniche di PMA in meno nel primo quadrimestre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019, pari ad una riduzione del 34,8% dell’attività. In particolare, per la tecnica FO si ha una riduzione del 46,4% di cicli, per le tecniche a fresco del 34,1%, per la FER del 33,7% e per i cicli con una donazione di gameti del 39,2%.
 
La riduzione dell’attività è risultata maggiore nei centri privati convenzionati (-37%), nei centri situati nelle Regioni del Nord Ovest (-40,4%), cioè nelle zone più colpite dalla diffusione del virus, nei centri medi e grandi (-36,4% e -36% rispettivamente), e nei centri che hanno visto la propria struttura coinvolta nella creazione di un reparto dedicato ai pazienti Covid-19 (-37,7%).
 
Le stime
A partire da questa riduzione si stima che l’impatto della pandemia sull’attività di PMA nel solo primo quadrimestre del 2020 potrebbe portare alla nascita di circa 1.500 bambini in meno rispetto al 2019.
 
È ipotizzabile, per il restante periodo del 2020, una ulteriore riduzione nell’applicazione delle tecniche e di conseguenza del numero di bambini che nasceranno, considerata l’applicazione dei protocolli per la prevenzione del contagio da Covid-19 messi in atto da tutti i centri di riproduzione assistita. Per provare a quantificare la riduzione di attività per l’intero anno 2020 si è deciso, per il restante periodo di 8 mesi che va da giugno a dicembre, di ipotizzare 2 scenari che identifichino un intervallo di valori entro cui, molto probabilmente, ricadranno i reali valori di riduzione, i quali potranno essere quantificati più precisamente solo con la prossima raccolta dati sull’attività dei centri di PMA nel 2020:
 
• il primo scenario ipotizza che la riduzione riscontrata nel primo quadrimestre rimanga inalterata per l’attività di tutto l’anno solare, portando a stimare una diminuzione di circa 26.800 cicli iniziati e la mancata nascita di circa 4.200 bambini da tecniche di PMA di II-III livello;
 
• il secondo scenario, che ipotizza una minore riduzione (-15%) di attività nel restante periodo del 2020, stima una diminuzione di circa 15.500 cicli e di circa 2.400 bambini nati vivi.

 

I dati del 2019

Considerando l’applicazione di tutte le tecniche di PMA sia di I livello (inseminazione) che di II e III livello (fecondazione in vitro) con gameti della coppia e con gameti donati, dal 2018 al 2019, si è riscontrato un aumento delle coppie trattate (da 77.509 a 78.618), dei cicli effettuati (da 97.509 a 99.062) e dei bambini nati vivi (da 14.139 a 14.162). I centri di PMA di II e III Livello privati sono in numero superiore a quelli pubblici + privati convenzionati (104 vs 70 + 17), ma svolgono meno cicli di trattamento con tecniche di II-III livello che utilizzano gameti della coppia. Infatti il 37% dei centri è pubblico ed effettua il 38,9% dei cicli; il 9,0% è privato convenzionato ed effettua il 28,8% dei cicli; il 54% è privato ed effettua il 32,4% dei cicli. In generale, quindi, il 67,6% dei cicli di trattamenti di II e III Livello con gameti della coppia si effettua all’interno del SSN (in centri pubblici + privati convenzionati).
 
Mentre per i cicli di II-III livello con gameti donati il 74,8% viene effettuato in centri privati. Rimane la diversa distribuzione dei centri pubblici e privati convenzionati, più presenti nel Nord del Paese, che riflette una migliore offerta ai cittadini e caratterizza la differenza tra le Regioni. Inoltre, un consistente numero di centri PMA di II e III Livello presenti sul territorio nazionale svolge un numero ridotto di procedure nell’arco dell’anno.
 
Solo il 29,1% di questi centri ha eseguito più di 500 cicli, contro una media europea del 45,4% (European IVF Monitoring, EIM anno 2016). Sarebbe auspicabile che i centri PMA fossero in grado di svolgere volumi di attività congrui in modo da garantire qualità, sicurezza e appropriatezza delle procedure nelle tecniche di PMA e che tali centri fossero equamente distribuiti su tutto il territorio nazionale per offrire il miglior livello di prestazione possibile. Resta elevata l’età media delle donne che si sottopongono alle tecniche a fresco con gameti della coppia: 36,8 anni; (gli ultimi dati dal registro europeo riportano un’età media di 35 anni per il 2016). Ovviamente nella fecondazione in vitro con gameti donati l’età della donna è maggiore per la donazione di ovociti (41,6 anni) rispetto a quella del seme (34,6 anni).
 
La principale indicazione per i cicli con ovociti donati rimane l’avanzata età materna indicando come questa tecnica sia utilizzata soprattutto per infertilità fisiologica e non per patologie specifiche. In generale, l’efficacia dell’applicazione delle tecniche di II-III livello con gameti della coppia è migliorata. In particolare, nei cicli a fresco, anche se le percentuali di gravidanza su ciclo sembrano ridursi, rimangono stabili quelle su trasferimento.
 
Questo avviene nonostante un costante incremento dell’età media delle donne trattate ed un aumento della scelta terapeutica nota come “freeze-all” che interrompe il ciclo a fresco con il congelamento di tutti gli ovociti prelevati e/o embrioni prodotti. Per le tecniche con crioconservazione le percentuali di gravidanza aumentano sia se calcolate per scongelamento che per trasferimento. Diminuisce il numero di embrioni trasferiti in utero e conseguentemente diminuiscono sia i parti gemellari che trigemini, questi ultimi in linea con la media europea nonostante una persistente variabilità fra i centri. Rimane costante la percentuale di esiti negativi sulle gravidanze monitorate, per la fecondazione in vitro sia da fresco che da scongelamento.
 
Totale tecniche applicate – anno 2019– I, II e III livello (con gameti della coppia e con gameti donati, cicli a fresco e cicli con crioconservazione)
 
• centri attivi: 346, di cui 106 pubblici, 20 privati convenzionati, 220 privati (143 di I livello e 203 di II e III livello).
 
• coppie trattate: 78.618 (70.430 con gameti della coppia + 8.188 con gameti donati) in aumento rispetto ai 77.509 del 2018.
 
• cicli iniziati: 99.062 (89.376 gameti della coppia + 9.686 con gameti donati), di cui 37.459 nei centri pubblici, 23.947 nei privati convenzionati, 37.656 nei privati; in aumento rispetto ai 97.509 del 2018. L’aumento totale dei cicli descritto è composto da un costante aumento di cicli di scongelamento di embrioni e dei cicli con gameti donati, in contrapposizione a una diminuzione sia dei cicli a fresco che dei cicli di I livello.
 
• bambini nati vivi: 14.162 (11.873 gameti della coppia + 2.289 con gameti donati), pari al 3,4% del totale bambini nati nel 2019 (420.084 nati vivi, Fonte: ISTAT), in aumento rispetto ai 14.139 nel 2018.

 

 

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