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La neo ministra Roccella: “Non ho nessuna volontà e nemmeno il potere di cambiare la 194”

28 ottobre - Così la ministra della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità del Governo Meloni, in una lettera pubblicata oggi su La Stampa: “Giorgia Meloni ha ripetuto fino alla nausea che non vuole cambiare la legge sull'aborto, e io non solo non ho nessuna volontà di farlo, ma non ne avrei nemmeno il potere, visto che dell'applicazione della legge 194 si occupa il ministero della Salute insieme alle Regioni”. Ma comunque, scrive, “non ho rinnegato proprio nulla (del mio passato radicale, ndr.). Anche allora l'aborto non era la nostra massima aspirazione, ma un male necessario, per non essere schiacciate in un ruolo che chiudeva le donne in una gabbia di oppressione e subalternità”.

La nomina alla guida del neo ministero della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità di Eugenia Roccella ha fatto molto discutere e ha rilanciato il dibattito sui rischi di politiche che possano mettere in discussione il diritto all’aborto.

Il perché sta tutto nella storia, anche personale, oltre che politica, di Eugenia Roccella, figlia di uno dei padri nobile del Partito Radicale Franco Roccella e della pittrice e femminista Wanda Raheli, negli anni giovanili femminista lei stessa militante del Partito Radicale e leader del Movimento di Liberazione della Donna. In quegli anni, era il 1975, pubblicò il libro Aborto: facciamolo da noi.

Poi, per vent’anni lascia la politica attiva e negli anni ’90 dirà addio ai radicali a seguito di un forte ripensamento sia politico, si avvicina a Forza Italia, che ideologico, con la nascente attenzione ai temi della bioetica ma su posizioni molto diverse di quelle degli anni giovanili e che la porteranno ad aderire al Family Day.

E proprio quel libro del 1975, Aborto: facciamolo da noi è stato lo spunto di un articolo su La Stampa di Loredana Lipperini, anche lei proveniente dalle fila del Partito Radicale negli anni giovanili e oggi scrittrice e giornalista curatrice di diverse sezioni culturali su varie testate, che, alla neo ministra Roccella, ha chiesto di “dirci la verità sull’aborto”.

La risposta di Roccella arriva, sempre su La Stampa, con una lettera al direttore dove Roccella ripercorre quegli anni di impegno femminista che la portarono, come ricorda lei stessa, a un digiuno di 15 giorni “per un obiettivo tipicamente radicale, poi raggiunto, cioè la fissazione dei tempi di discussione della legge sull'aborto in commissione”.

“Parlavamo di diritto? Sì, lo facevamo”, scrive Roccella, che sottolinea come in realtà “erano i radicali a farlo, a differenza delle femministe storiche, e spesso erano accusati di tradire lo slogan femminista («nessuna legge sul nostro corpo») chiedendo, appunto, una legge”.

“Ma delle battaglie di quegli anni – scrive ancora Roccella - nessuno ha più memoria, e se oggi si parla di aborto è solo per usarlo come arma contundente e impropria contro un governo che non è di sinistra e non è nemmeno tecnico (un peccato assai grave), e bisogna agitare lo spauracchio dell'attacco ai diritti delle donne”.

“Che questa maggioranza sia stata votata dagli italiani ha poca importanza – sottolinea ancora la neo ministra - così come non importa che il governo sia guidato da una donna, un fatto rivoluzionario nella storia, molto maschilista, della politica italiana”.

“La verità è complessa – spiega poi Roccella - non si può ridurre a slogan, e nemmeno a semplificazioni del tipo «ha cambiato idea», o peggio, «ha rinnegato il suo passato». Non ho rinnegato proprio nulla. Anche allora l'aborto non era la nostra massima aspirazione, ma un male necessario, per non essere schiacciate in un ruolo che chiudeva le donne in una gabbia di oppressione e subalternità”.

Ma oggi, scrive Roccella, “Tutto è cambiato, la sinistra sostiene il liberismo procreativo, il nuovo fiorente mercato del corpo, fatto di contratti, compravendite, affitti di parti del corpo femminile; le femministe che ritengono che la fonte dell'esclusione delle donne sia il corpo sessuato sono definite con disprezzo Terf, e non c'è spazio per un pensiero irregolare”.

“Giorgia Meloni ha ripetuto fino alla nausea che non vuole cambiare la legge sull'aborto, e io non solo non ho nessuna volontà di farlo, ma non ne avrei nemmeno il potere, visto che dell'applicazione della legge 194 si occupa il ministero della Salute insieme alle Regioni”, puntualizza Roccella che conclude: “Se davvero a qualcuno importa conoscere la verità sull'aborto che Lipperini chiede, e anche cosa ha voluto dire vivere dentro una famiglia radicale, dentro il piccolo e straordinario mondo pannelliano, potrà farlo (Roccella ha annunciato la prossima uscita di un suo libro autobiografico su quegli anni, ndr.). Ma non mi sembra ci sia in circolazione molta reale curiosità per chi la pensa diversamente, e dietro tutta la retorica della diversità temo si nasconda solo la voglia di rimanere ben chiusi nelle proprie certezze”.

C.F.

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