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Rosolia. Iss, ecco perché non è più raccomandato lo screening in gravidanza

19 gennaio - Dalla prima parte delle nuove linee guida sulla Gravidanza fisiologica dell’Iss, scompare la raccomandazione allo screening per la rosolia in considerazione dell’alto tasso di copertura vaccinale e dei dati inerenti l’incidenza di sindrome da rosolia congenita (inferiori a <1/100.000 nati vivi nel 2013, nessun caso dal 2018). Raccomandata invece la vaccinazione anti-rosolia, anche dopo il parto: “È l’unica strategia efficace di prevenzione”.

Scompare la raccomandazione allo screening per la rosolia per le donne in gravidanza nella prima parte delle nuove linee guida sulla Gravidanza fisiologica elaborate dal Sistema nazionale linee guida (SNLG) dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), che racchiude al suo interno tre raccomandazioni ad hoc sulla malattia infettiva.

La raccomandazione a non offrire lo screening di questa infezione in gravidanza, spiega sinteticamente l’Iss in una nota, è sostenuta dal fatto che:

• “da un tasso di copertura vaccinale nella popolazione generale (ottobre 2022) pari a 93,8% a 24 mesi di età (coorte di nascita 2020) e un tasso di copertura vaccinale a 18 anni (coorte di nascita 2003) del 93,3% per la prima dose e dell’89,0% per la seconda dose”;

• “da una incidenza di sindrome da rosolia congenita inferiore <1/100.000 nati vivi nel 2013, con assenza assoluta di casi dal 2018”;

• “dalla inclusione dell’Italia nel 2021 nella lista dell’Organizzazione mondiale della Sanità dei Paesi che hanno raggiunto l’eliminazione della trasmissione endemica del virus”;

• “dalla presenza di un sistema di sorveglianza dell’infezione in grado di rilevare tempestivamente ogni eventuale variazione del quadro epidemiologico nazionale”.

Raccomandata, invece, la vaccinazione. “Poiché la vaccinazione rappresenta l’unica strategia efficace di prevenzione della rosolia – spiega l’Iss – la linea guida Gravidanza fisiologica raccomanda inoltre di offrire la vaccinazione anti-rosolia dopo il parto a tutte le donne suscettibili - le donne cioè che non abbiano documentazione di avvenuta vaccinazione con due dosi di vaccino o di pregressa infezione - e di informarle sulla gratuità dei test per verificare la suscettibilità e della gratuità della vaccinazione in periodo preconcezionale”.

 

 

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