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Testo dell'intevista

I folati di nuova generazione

Contributo Educazionale FEMIBION

Approfondiamo oggi con la dottoressa Sironi quali siano le proprietà e i benefici dei folati già attivi, i cosiddetti folati di nuova generazione.

Dottoressa Sironi, cosa sono i transmetilati e cosa si intende per folati di nuova generazione?
Per folati di nuova generazione si intendono molecole di acido folico già attive, cioè biodisponibili nell'organismo materno. La supplementazione di folati già attivi alla donna in gravidanza garantisce l'adeguata presenza di acido folico a livello tessutale anche in quelle donne che manifestano difficoltà di assorbimento dell'acido folico perché affette da patologie particolari o perché portatrici di mutazioni genetiche.

Quali sono le proprietà di questi folati di ultima generazione?
Questi folati sono in grado di essere, come dicevo prima, biodisponibili e quindi un'adeguata presenza di acido folico a livello tessutale è in grado di prevenire, nella prima fase della gravidanza, l'incidenza di alcune malformazioni fetali, prevalentemente a carico del tubo neurale. Nella seconda metà della gravidanza un'adeguata presenza di acido folico riduce l'incidenza di parto prematuro e di basso peso fetale alla nascita.

La supplementazione di folati già attivi è indicata in tutto il periodo della gravidanza?
È indicata fin dall'inizio della gravidanza per tutta la sua durata. È molto importante all'inizio della gravidanza per la prevenzione delle malformazioni fetali, e nella seconda parte della gravidanza per la riduzione dei livelli di omocisteina, un importante fattore di rischio cardiovascolare che infatti può essere correlato a un'aumentata incidenza di eventi trombotici e cardiovascolari materni.

 

 

Note:

1.Folati di nuova generazione
L’acido folico è disponibile in commercio anche in “forma attiva”: l’acido 5-MTHF. Gli sono attribuiti i seguenti vantaggi: Il 5-MTHF è la forma di folato trasportata nel sangue e immagazzinata nel tessuto naturalmente. Il 5-MTHF è la forma di folato che partecipa direttamente alla metilazione dell’omocisteina in metionina. Non è più necessaria una trasformazione enzimatica preliminare dell’acido folico per cui ne approfittano soprattutto le persone con una MTHFR modificata, meno attiva. In caso di impiego di 5-MTHF è esclusa la correzione indesiderata di un’anemia da carenza di vitamina B12: è quindi eliminato il cosiddetto effetto di mascheramento.

2.Omocisteina
L'omocisteina viene considerata da alcuni un fattore di rischio indipendente poiché da sola è in grado di aumentare l'incidenza di malattie cardiovascolari indipendentemente dalla presenza di altri fattori predisponenti. In realtà si commette lo stesso errore che per anni è stato portato avanti con il colesterolo: può essere indipendente solo per individui in cui l'innalzamento è genetico, ma per molti soggetti dipende da altri fattori di rischio come il fumo o la cattiva alimentazione. Già valori superiori a 10-12 µmoli per litro si correlano ad un aumentato rischio di aterosclerosi, ictus ed infarto del miocardio. Così come il colesterolo l'omocisteina si associa ad un aumentato rischio di malattie cardiovascolari, ma a differenza di questo aumenta il rischio di molte altre patologie sia del sistema cardiocircolatorio (trombosi venosa, embolia polmonare) che non (malformazioni fetali, decadimento mentale, Alzheimer, fratture spontanee). La concentrazione di omocisteina nel plasma è dovuta all'interazione di fattori genetici, fisiologici ed acquisiti (dieta povera di vegetali, farmaci, malattie ereditarie ecc.). L'organismo si difende dall'eccesso di omocisteina grazie all’assunzione di acido folico. Il termine iperomocisteinemia indica una presenza eccessiva di omocisteina a livello ematico. L'iperomocisteinemia è considerato un importante fattore di rischio per gli incidenti cardiovascolari (aterosclerosi, infarto del miocardio), cerebrovascolari (ictus) e periferico-vascolari (trombosi arteriose e venose). Si stima che i soggetti affetti da iperomocisteinemia abbiano il doppio di probabilità di incorrere in incidenti vascolari rispetto a coloro che hanno valori entro i range di normalità.

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