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Draghi e Speranza annunciano una norma per obbligo vaccinale operatori sanitari. Confermato target 500mila dosi al giorno di vaccino al giorno da aprile

27 marzo 2021 - Draghi: "Non va bene che operatori sanitari non vaccinati siano in contatto con malati né che siano messi nelle condizioni di essere in contatto con malati". Speranza: "Al vaglio intervento normativo, ma è solo quota residuale quella di operatori sanitari non vaccinati".

Molti i temi affrontati dal premier Mario Draghi e dal Ministro della Salute Roberto Speranza nella conferenza stampa di venerdì scorso: dalla "caccia" ai vaccini con le ultime decisioni concordate in Europa alla scelta di alcune Regioni di andare per conto proprio su Sputnik.
 
Ma forse la notizia più calda è l'annuncio che il Governo sta lavorando a una norma che potrebbe prevedere l'obbligo di vaccinarsi contro il Covid da parte degli operatori sanitari.
 
Obbligo vaccinale per operatori sanitari. "Non va bene che operatori sanitari non vaccinati siano in contatto con malati né che siano messi nelle condizioni di essere in contatto con malati", ha spiegato il premier. E il ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato: "Al vaglio intervento normativo, ma è solo quota residuale quella di operatori sanitari non vaccinati”.

 

In proposito da Palazzo Chigi sono poi trapelate alcune indiscrezioni su come dovrebbe essere strutturato il provvedimento che potrebbe anche entrare nel nuovo decreto Covid che il governo varerà la prossima settimana e sarà frutto di un lavoro congiunto tra i Ministeri di Giustizia, Lavoro e Salute. Da quanto trapela l’obbligo dovrebbe riguardare medici e infermieri che prestano assistenza ai malati, ma anche, per esempio, radiologi o assistenti socio-sanitari che sono contatto con i fragili. Al momento dovrebbero essere esclusi amministrativi, tecnici di laboratorio o addetti alle pulizie che hanno meno contatto con i pazienti.
 
Per quanto riguarda le sanzioni la misura dovrebbe contenere degli step. In una prima fase scatterebbe lo spostamento ad altra funzione che escluda il contatto con gli assistiti anche se data la cronica carenza di personale ciò non è detto sia sempre possibile.
 
Per questo si sta pensando anche al ricorso alle ferie forzate. Esaurite le quali, escluse sanzioni pecuniarie, per gli operatori sanitari no-vax potrebbe scattare anche il licenziamento.
 
Come ribadito da Speranza in conferenza stampa la misura però dovrebbe toccare pochi medici e infermieri dato che l’adesione alla vaccinazione è stata molto alta (si parla del 98%) anche se al momento il vaccino è stato fatto “solo” dall’86,2%. Diverse però sembrano essere le percentuali di adesione da parte degli operatori socio sanitari (che spesso assistono gli anziani nelle Rsa) dove un 20% non si sarebbe vaccinato. 
 
Sputnik. "Starei attento a fare questi contratti su Sputnik perché ieri  (26 marzo, ndr.) la presidente della commissione ha messo in luce come, da un'indagine fatta dalla commissione, possono produrre massimo 55 milioni di dosi, di cui il 40% in Russia e il resto all'estero. È vaccino in due dosi, a differenza di Johnson & Johnson, e all'Ema non è stata ancora presentata formale domanda - ha spiegato Draghi -. L'Ema sta facendo review delle varie componenti e non si prevede che l'Ema si pronunci prima di tre o quattro mesi. Se va bene il vaccino sarebbe disponibile nella seconda parte dell'anno".
 
Export vaccini. "Il criterio enunciato dalla Commissione Ue in parte modifica criterio precedente. Prima l'unico requisito per lo stop all'export di un certo vaccino era il non rispetto del contratto da parte di una società. Ieri la Commissione ha allargato il criterio introducendo le parole proporzionalità e reciprocità. Conta anche cosa fa il Paese verso cui un vaccino è diretto, ovvero se consente o meno le esportazioni. La proporzionalità è un criterio più sottile, riguarda la spedizione di vaccini verso un Paese che ha una percentuale già alta di vaccinati".
 
Quanto all'ipotesi di Uun blocco delle spedizioni verso il Regno Unito: "I blocchi vanno verso le case produttrici, a me pare che alcune società abbiano venduto le dosi 2-3 volte. Non arriveremo al blocco, e non ci arriveremo".
 
Primi segnali di rallentamento dei contagi. "Le misure che abbiamo adottato nelle ultime settimane ci hanno consentito di poter verificare qualche primissimo segnale di rallentamento del contagio", ha sottolineato il ministro della Salute, Roberto Speranza. "Anche nei dati di oggi - ha evidenziato - l'Istituto superiore di sanità segnala un Rt a 1.08, la scorsa settimana era a 1.16. Erano 6 settimane che l'Rt era in una fase di crescita e per la prima volta c'è un elemento di decrescita. La stessa cosa vale per il tasso di incidenza: in una settimana, su 100mila abitanti, è sceso sotto i 250 casi. Questo significa che c'è ancora una situazione delicata, che va seguita con la massima attenzione, ma ci possiamo consentire, in un quadro che resta molto prudenziale, una scelta sulla scuola che vuole dare un segnale molto rilevante".
 
Riapertura scuole. "Confermo la decisione di aprire fino alla prima media. Il ministro Bianchi sta lavorando perché questa riapertura avvenga in modo ordinato. In alcuni casi sarà possibile effettuare il test ma parlare di azione globale mi sembra eccessivo - ha spiegato il premier Draghi -. Le decisioni prese con l'ultimo decreto hanno portato a una diminuzione del tasso di crescita dei contagi anche se «la situazione rimane critica e preoccupante ma la volontà complessiva è stata quella di riaprire la scuola fino alla prima media, aprire ulteriormente sarebbe un rischio. Le evidenze scientifiche dimostrano che fino alla prima media le scuole di per sé non sono fonte di contagio, quello che lo è, è quello che c'è attorno alla scuola e più età si alza e più le attività aumentano. Tutti gli altri provvedimenti restano fermi. La scuola è un punto di contagio molto limitato solo in presenza di tutte le altre restrizioni".
 
"Dopo 6 settimane per la prima volta c'è una decrescita dei casi, la situazione è delicata e va seguita con massima attenzione - ha confermato Speranza -. Ma ci possiamo consentire, in quadro che resta molto prudenziale, una scelta che vuole dare un segnale, io credo molto rilevante per un pezzo strategico e decisivo della società. Quindi, abbiamo deciso in cabina di regia di spendere questo piccolissimo tesoretto sulla scuola per la sua funzione sociale che ha nel nostro Paese".
 
Invio task force nelle Regioni. Quanto alla possibilità di invio di task force per aiutare le Regioni nella campagna vaccinale, sia premier che ministro della Salute sono stati molto prudenti. "Non c'è alcun obbligo di invio - ha precisato Draghi - l'importante è che queste siano adeguate e pronte in casi di necessità".
"Lo spirito che ci guida è quello della massima collaborazione istituzionale. Quello è lo spirito che ha costruito anche le iniziative di cui si è reso promotore in modo particolare il commissario Figliuolo", ha spiegato Speranza.
 
Obiettivo 500 mila somministrazioni ad aprile e vaccino Reithera entro l'autunno. "Sono state 238mila le somministrazioni di vaccino due giorni fa e 243mila ieri. Sono dati in crescita significativa che tendiamo a migliorare ancora - ha detto Speranza -. Entro fine marzo attendiamo 4 milioni di dosi, mentre saranno 50 milioni le dosi attese nel secondo trimestre e 80 milioni nel terzo trimestre. Del vaccino monodose di Johnson&Johnson saranno consegnate 7,3 milioni di dosi nel secondo trimestre e 15,9 milioni nel terzo". Mentre il vaccino italiano prodotto da Reithera "è atteso entro autunno". 
Draghi: "L'obiettivo di mezzo milione di dosi di vaccino ad aprile si inizia a vedere con più probabilità".
 
Possibili modifiche al decreto con proroga al 30 aprile delle attuali restrizioni. "Faremo un nuovo decreto - ha annunciato Draghi - ma questa scelta è basata sui dati attuali. Non escludo cambiamenti in corsa perché la situazione è talmente complessa che va monitorata settimana per settimana, giorno per giorno". 
 
Da Palazzo Chigi filtra comunque la previsione che il nuovo provvedimento, atteso la prossima settimana, dovrebbe prorogare fino al 30 aprile le norme in scadenza dopo Pasqua e quindi di fatto bloccare le zone gialle anche in caso di dati che ne autorizzerebbero il ripristino. L'Italia quindi, salvo il caso oggi abbastanza improbabile di zone bianche, sarà ancora tutta rossa o arancione.

 

 

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