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Denunciano i ginecologi: 70mila isterectomie all'anno sono troppe

L'uso più diffuso di un dispositivo intrauterino a rilascio di levonorgestrel, chiamato Mirena, potrebbe evitare a molte donne l'intervento di isterectomia: fino al 60% di loro potrebbe ottenere una soluzione terapeutica senza ricorrere alla chirurgia. Questo è il risultato della ricerca che la professoressa Margit Dueholm del Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia dell'Università danese di Aarhus, ha pubblicato sulla rivista Acta Obstetricia et Gynaecologica, 2010.
L'intervento di isterectomia è il più praticato al mondo dopo il taglio cesareo: lo ha subito una ultrasessantenne americana su tre e una su cinque nel Regno Unito. In Italia ogni anno 70.000 donne vengono sottoposte a isterectomia ma, come spiega la dottoressa Valeria Dubini, ginecologa presso l'Ospedale San Giovanni di Dio di Firenze e vicepresidente nazionale dell'Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI), «Sono troppe, anche perché spesso questi interventi sono praticati in modo improprio, soprattutto per risolvere patologie benigne come le mestruazioni abbondanti». Il 20% delle pazienti che si rivolge al ginecologo soffre di questo disturbo ma viene considerato dalla maggior parte di loro come un fatto fisiologico e sopportato con disagi spesso pesanti.
Il dottor Giampietro Gubbini, ginecologo responsabile di ‘MeStop: il progetto salva-utero’ afferma: «Le donne affette da mestruazioni abbondanti non possono uscire di casa, rinunciano a viaggiare, sono costrette a indossare assorbenti ingombranti con una significativa compromissione della sfera relazionale. Un problema socialmente rilevante, spesso non gestito nella maniera corretta. Infatti, la comunità scientifica è concorde: il trattamento più favorevole è il sistema intrauterino a lento rilascio di levonorgestrel, raccomandato come prima scelta, valida alternativa farmacologica agli interventi demolitivi». Il dispositivo è già indicato dalle linee guida internazionali e dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) come metodo di prima scelta per affrontare i flussi eccessivi.

Fonte: “Acta Obstetricia et Gynaecologica", marzo 2010

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