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  • Un parto su tre col cesareo e nel privato sono il 50%. Nel 2017 ancora attivi 117 punti nascita con meno di 500 parti l’anno, sono il 25% del totale e dovevano essere chiusi dal 2010

Un parto su tre col cesareo e nel privato sono il 50%. Nel 2017 ancora attivi 117 punti nascita con meno di 500 parti l’anno, sono il 25% del totale e dovevano essere chiusi dal 2010

1 aprile 2019 - Le Sdo 2017 evidenziano comunque un leggero calo (-1%) dei parti cesarei che rappresentano però ancora il 33% dei 452 mila parti effettuati nell'anno. Campania, Molise e Puglia le regioni dove se ne fanno di più, Trento, Friuli Venezia Giulia e Veneto quelle dove se ne fanno meno. Da rilevare che nonostante l'accordo Stato Regioni sul Piano punti nascita del 2010, che prevedeva la chiusura di quelli con meno di 500 posti letto, su un totale di 474 punti nascita attivi, il 25% di questi conta meno di 500 letti. 

Scende, seppur di poco, la percentuale di parti cesarei sul totale delle nascite che nel 2017 è arrivato al 33.75% nel 2017 contro il 34,86% del 2016. Se ne fanno di più nelle case di cura private e nei punti nascita con meno di 500 parti l’anno che ancora oggi sono 1 su 4. Un dato ancora ben lontano dal 15% raccomandato dall’Oms. È quanto emerge dall’analisi delle Sdo 2017 pubblicate dal Ministero della Salute
 
Parti cesarei. In totale nel 2017 diminuiscono il loro peso percentuale sulle nascite: sono il 33.75% contro il 34,86% del 2016.

Ma la classifica delle Regioni che ne fanno di più non cambia e in testa c’è sempre la Campania con il 54,16% di cesarei sul totale dei parti, anche se con il maggiore calo nel 2017 rispetto al 2016 (-4,82%), seguita dal Molise e dalla Puglia rispettivamente con il 42,15 e 42,11% di cesarei.

Situazione stabile anche in fondo alla classifica, con Trento, Friuli Venezia Giulia e Veneto agli ultimi tre posti, rispettivamente con il 22,03%, 22,43% e 22,97% di cesarei sul totale dei parti.
 
Per quanto riguarda i cesarei, come accennato calano ovunque anche se di poco (la media nazionale è di -1,11%), tranne che nel Lazio, Abruzzo e a Bolzano dove aumentano, anche in questo caso di pochissimo, tra il +0,03 e il +0,21 per cento.

Cesarei: nelle case di cura private sono il 50%. Il numero maggiore di parti in assoluto (267.760) è stato eseguito negli ospedali a gestione diretta della Asl e di questi il 29,7% sono stati cesarei. Seguono le aziende ospedaliere (99.587) dove la percentuale di cesarei sale al 36,1 per cento.

Tra le strutture accreditate Policlinici, Irccs ecc. hanno eseguito 37. 564 parti e di questi il 35,5% cesarei, mentre i cesarei balzano in alto nelle case di cura accreditate dove sono stati eseguiti 47.721 parti, ma il 50,3% erano cesarei.

Tutti i valori del confronto con il 2016 sono pressoché negativi anche per il calo delle nascite, ma tra i totali gli unici col segno più sono le case di cura accreditate dove di parti rispetto all’anno precedente nel 2017 ne sono stati eseguiti 53 in più.

Infine, il 6% di parti è stato eseguito in strutture che ne effettuano meno di 500 l’anno e che sono ancora diffuse quasi tutte tra gli ospedali a gestione diretta delle Asl e contano la percentuale più elevata rispetto alla loro attività di cesarei: dei 26.625 parti effettuati in queste “piccole” strutture il  35,8% (nella altre con oltre 500 parti l’anno è il 33,6%) dei parti sono stati cesarei.
 
Punti nascita: 1 su 4 sotto la soglia dei 500 parti l’anno.
Secondo i dati delle Sdo in Italia nel 2017 c’erano 474 punti nascita, di cui il 75% sopra la soglia dei 500 parti l’anno. La Lombardia è la Regione che ha più punti nascita (68) di cui l’83% sopra i 500 parti l’anno, segue la Campania con 56 e l’84% sopra i 500 parti l’anno, poi c’è il Lazio che ha 46 punti nascita ma solo il 63% supera la soglia dei 500 parti l’anno.

 

 

 

 

 

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